Copertina 8,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:63 min.
Etichetta:Svart Records

Tracklist

  1. MY REQUIEM
  2. EYE OF NIGHT
  3. CONDEMNED TO SILENCE
  4. A MILLION TEARS
  5. HOUR OF THE NIGHTINGALE
  6. THE PASSAGE
  7. BROKEN MIRROR
  8. BLACK OCEAN
  9. SINKING SHIPS
  10. GALLOWS BIRD

Line up

  • Aleah Stanbridge: vocals
  • Juha Raivio: guitars
  • Fredrik "North" Norrman: guitars
  • Mattias "Kryptan" Norrman: bass
  • Kai Hahto : drums

Voto medio utenti

I Trees Of Eternity sono la creatura del chitarrista finlandese Juha Raivio degli Swallon The Sun, ma erano anche, e soprattutto, la creatura di Aleah, cantante di origine sudafricana, per sette anni compagna di Juha, prima che un maledetto cancro la portasse via, a 39 anni.
Questo “Hour Of The Nightingale” è il testamento spirituale di Aleah, morta lo scorso aprile, usignolo, per citare il titolo, dalla fragile quanto stupefacente bellezza, associata ad una voce eterea e suggestiva.
Questa doverosa premessa rende merito ad un disco il cui mood è necessariamente oscuro, gotico, deprimente, malinconico, da far invidia ai migliori Sentenced.
L’iniziale “My Requiem” è profetica e rappresenta una delle canzoni migliori del disco, capace di scavarti dentro l’anima. Non da meno è “Million Tears”, che sfocia nel doom.
La title-track è un pezzo giocato, per la prima parte, sulla chitarra acustica e sulla voce di Aleah, supportati da un tappeto ambient quasi esoterico, ricco di atmosfera e decadenza, di tristezza e lutto, prima dell’entrata della chitarra elettrica che acuisce il carico di disperazione e afflizione.
Non sappiamo se il disco sia stato composto con la consapevolezza che Aleah sarebbe di lì a poco trapassata, è chiaro tuttavia che deve essere andata così, non potrebbe esse altrimenti dato il mood del disco, i testi, le atmosfere ricreate.
Basta ascoltare canzoni come “Black Ocean” e “Sinking Ships” per essere avvolti da un velo di malinconia tristissima.
Chiude “Gallows Bird” sulla quale troviamo anche Nick Holmes dei Paradise Lost, oltre nove minuti di sorrow in chiave doom.
Questo disco è molto bello ed ha come unico difetto una certa ridondanza del songwriting che, tuttavia, non scalfisce la sua aurea di disperata bellezza.
Addio Aleah, stella splendente nel cielo del nord.

Immagine
Recensione a cura di Luigi 'Gino' Schettino

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Ultimi commenti dei lettori

Inserito il 13 nov 2016 alle 09:52

Bravo Gino: sarà il disco del mio inverno .

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