Qualche tempo fa chiacchieravo con un mio carissimo amico e l'argomento del nostro dibattito era, ovviamente, la musica; nello specifico si parlava di avantgarde: "
La gente si lamenta, dice che l'avantgarde non ha più nulla da offrire, ma non è vero! Il problema è che si cerca sempre nei soliti posti e io ti dico che l'Europa dell'Est è una miniera d'oro!". Amico mio, ti do ragione, specialmente da quando mi sono trovata tra le mani il nuovo album di
Thy Catafalque, "
Sgùrr".
Tamás Kátai è un genio e un artista vero, questo album è una delle cose più belle che abbia mai avuto il piacere di ascoltare. "
Sgùrr" è un viaggio in una dimensione onirica che incanta e spaventa allo stesso tempo. La struttura dei brani non è assolutamente decifrabile, non abbiamo davanti un autore pop schiavo delle convenzioni strofa-ritornello, nossignore: Kátai fa quello che vuole, si diverte a giocare con l'ascoltatore e metterlo in difficoltà: la libera espressione lo disorienta, crea anche un disagio non indifferente ma raramente si ha la possibilità di confrontarsi con un lavoro così ricco di dettagli. Vi invito ad ascoltare l'album fino alla nausea per cogliere e capire ogni singola sfumatura, per fare caso a quanto gli elementi folk si sposino bene con i motivi sintetici, a come la durezza di certi riff venga stemperata da atmosfere digitali soffuse e suadenti senza per questo perdere solidità.
"
Sgùrr" non è il genere di album da tenere in sottofondo mentre si è occupati con qualcos'altro, richiede tutta l'attenzione dell'ascoltatore, è impegnativo e vuole essere riprodotto per intero, sempre, perché non bastano una o due tracce per rendergli giustizia.
Questa ultima fatica di Kátai è un gioiello, un diamante rarissimo e splendente in un blocco di vile carbone. Forse è un peccato che questo genere di lavori non riscuota il successo che merita a livello qualitativo ma almeno ci rimane il piacere della scoperta di un tesoro dal valore incommensurabile, di cui godere al massimo quando siamo soli con noi stessi.
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