Dopo 2 anni e mezzo di tranquillità, ritornano sulle scene i pittoreschi
Gloryhammer, creatura partorita dalla mente folle del vocalist e tastierista degli Alestorm
Christopher Bowes, e lo fanno con un disco che a partire dal titolo, “
Space 1992: Rise of the Chaos Wizards“,non lascia spazio a dubbi riguardo la direzione stilistica.
Quello che ci troviamo per le mani è infatti il “solito” disco di fantasy-epic-power à-la-Rhapsody, come lo era stato d’altro canto l’esordio “Tales from the Kingdom of Fife”, farcito di luoghi comuni fantasy fino a scoppiare, sia nelle musiche che nei testi, anche se va detto che in questo caso i nostri eroi hanno trasposto il tutto nello spazio e nel passato-futuro 1992. Musicalmente invece siamo di fronte a un mix ben bilanciato tra i già citati Rhapsody e la band madre del buon Bowes, alias
Zargothrax, Dark Sorcerer of Auchtermuchty, come accreditato nell’avventura targata Gloryhammer, soprattutto (inevitabile) nelle linee di tastiera e nei cori, così come nella struttura di diverse canzoni, essendo Bowes autore delle musiche in entrambe le band.
Il problema è che, così come per l’esordio, ogni singolo brano del disco risulta già sentito e fin troppo prevedibile, seppur coinvolgente e divertente da ascoltare. La verve degli scozzesi (ma con vocalist svizzero) è tangibile e questo gli va concesso, così come le qualità tecniche, ma a volte tutto questo non basta, soprattutto per “colpa” di una voce che non è né quella particolare e caratteristica di Christopher Bowes né quella meravigliosa di Alessandro Conti, né tantomeno quella storica di Fabio Lione, tanto per paragonare i Gloryhammer alle più celebri band da cui traggono ispirazione.
“
Space 1992: Rise of the Chaos Wizards“ rimane comunque un album solido e senza dubbio sufficiente, che fallisce però nel difficile compito di spiccare per originalità e “darsi un tono”. Piacevoli, senza dubbio divertenti da vedere in sede live, ma non so se basterà per mantenere vivi i
Gloryhammer sul lungo periodo. Felice di essere smentito.
Quoth the Raven, Nevermore..
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