Esordienti con idee chiare, forti di un immaginario espressivo molto intrigante.
Potremmo, in estrema sintesi, tracciare con queste parole l’essenza degli
À l’aube Fluorescente, un’
alternative rock band abruzzese alquanto seducente fin dal singolare
monicker e dal suggestivo
artwork che contraddistingue il suo esordio sulla lunga distanza.
Romantica e voluttuosa, malinconica ed elegante ma al contempo priva di moleste leziosità (una vera spada di Damocle per chiunque frequenti questi suoni …), la musica dei nostri appare intensa e accattivante sia sotto il profilo melodico e sia dal punto di vista interpretativo, sostenuta da una discreta dose di creatività e di naturale vocazione alla materia.
“Taking my youth” si rivela, così, come un allestimento sonoro di buonissima caratura, il quale, nonostante qualche ingenuità compositiva, peraltro legittima, non mancherà di attirare l’attenzione degli estimatori di Placebo, Smashing Pumpkins, Lush, A Perfect Circle, e magari pure quella dei fans di R.E.M., Alanis Morissette e The Cure, che potranno riconoscere alcune delle peculiarità dei loro beniamini declinate in un percorso musicale mai sfacciatamente celebrativo e in ogni caso complessivamente parecchio coinvolgente.
Un pizzico di maggiore varietà avrebbe probabilmente giovato al risultato finale e ciononostante si nota la capacità della formazione di “colorare” la propria proposta attraverso interessanti sfumature negli arrangiamenti e piccoli affascinanti cambi di ambientazione, tra effluvi mediorientali, atmosfere oniriche e uno
spleen abbastanza denso pur senza arrivare a sprofondare nell’oppressione.
Immergersi nelle vibranti pulsazioni di “Wiser”, nelle spirali magnetiche di “Crave (No other Gods)”, nella leggiadria liquida di “The king of air castle” e poi ancora nelle fosche spigliatezze di “Love / Liar”, “Lizard” (
featuring Dayan El Zweig dei Delibra) e “Gloom” lascerà segni importanti negli apparati
cardio-uditivi degli appassionati del settore, investiti da un flusso piuttosto imperioso di emozioni autentiche, capace di spingere gli À l’aube Fluorescente ben oltre i confini della banalità e del manierismo.
Album assai gradevole.
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