Penso che John Corabi sia uno dei
vocalist più sottovalutati del pianeta ed è sufficiente il primo contatto con questo “Revolucion” dei
The Dead Daisies per avere un’altra tangibile conferma di tale convinzione.
L’ingresso dell’ex voce di The Scream, Union e, fugacemente, Motley Crue (in uno di quei dischi capaci di dividere nettamente i
fans …) ha, infatti, sicuramente portato una sostanziosa dose di passionalità e forza interpretativa ad un illustre collettivo artistico già di suo molto attrezzato per distinguersi nell’affollato panorama del
rock classico.
Con la sua bruciante e malleabile laringe dietro il microfono, David Lowy (Mink, Red Phoenix), Marco Mendoza (Thin Lizzy, Whitesnake, …), Brian Tichy (Whitesnake, Billy Idol, Foreigner, Ozzy Osbourne, …), Dizzy Reed e Richard Fortus (entrambi di fama Guns 'n' Roses) sfornano un’opera che non esito a definire esplosiva, figlia di tanta prevedibile tecnica ma anche di un
feeling densissimo, decisamente meno “scontato”.
Non sarà facile trovare in “giro” qualcosa di meglio in fatto di
hard-rock n’ blues, di quel suono ereditato da Led Zeppelin, The Faces, Grand Funk Railroad, Foreigner, Deep Purple e Bad Company, e che solo nelle mani “giuste” riesce ancora ad apparire fresco e incredibilmente coinvolgente senza scadere nel mero esercizio
revivalistico.
La costruzione armonica dei pezzi, il loro efficace arrangiamento, la tensione espressiva che trasmettono in ogni situazione e quel pizzico di “sporcizia” che rende il quadro complessivo infettivo e viscerale … tutto “funziona” alla grande in quest’albo, e con registri vocali come quelli di Corabi a fungere da catalizzatore,
beh, essere in preda a intensi brividi di soddisfazione sarà l’unico fatale risultato a cui perverranno i cultori del genere.
In un programma da assaporare dalla prima all’ultima nota, ottima la partenza di “Mexico”, tra AC/DC, The Who, Aerosmith e The Cult, molto bella la torrida “Empty heart” (il duetto con il mitico Jimmy Barnes è da applausi!) e assai avvincenti si rivelano pure “Make the best of it”, “My Time” e “Critical”, tre pregevoli frammenti dalla vibrante ispirazione
Rosso Porpora.
“Something I said”, intrisa di
soul,
R 'n' B e tonificata da un emozionante tocco di
Zeps, i sussulti
funky di “Get up get ready”, i Beatles omaggiati nella deliziosa “Sleep” e una vorticosa “Devil out of time” aggiungono altra gustosissima “carne al fuoco”, mentre le riletture di “Evil” (uno
standard scritto da Willie Dixon e riproposto da moltissimi artisti …) e “Midnight moses” (della Sensational Alex Harvey Band, a proposito di formazioni ingiustamente “dimenticate” … questo è in realtà uno dei loro pezzi maggiormente conosciuti e tuttavia chissà che la brillante trascrizione offerta dai nostri non induca qualche “sbarbatello” a riscoprire anche questi formidabili scozzesi) rappresentano il sentito e fervido omaggio dei The Dead Daisies alla storia di quella musica che tanto amano (e amiamo).
In un’epoca di “resurrezione” del
rock n’ roll, in cui è sempre più arduo raccapezzarsi, questi “ragazzacci” meritano davvero un posto importante nei cuori e nelle preziose collezioni discografiche di tutti i veri estimatori del settore.
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