Ultimamente escono decisamente troppi dischi, non è una novità. Cercare di comprarsi qualcosa di valido che non sia per forza prodotto dai soliti nomi diventa sempre più difficile: il mercato è completamente saturo, chiunque ormai può registrare qualcosa con le tecnologie odierne, e il risultato è troppe bands che affollano la scena, ma veramente poche in grado di dire qualcosa di nuovo. Sul nuovo lavoro degli Imaginery si potrebbe dire la stessa cosa. Hanno un nome sconosciuto al grande pubblico, e incidono per una casa discografica minore, che non ha certo molti soldi da investire in pubblicità: chi mai potrà distinguerli dalla massa? Fortunatamente per loro, essi sono guidati da quel Bob Katsionis che ha già detto la sua in bands quali Nightfall, Septic Flesh e Firewind, la sua più recente creazione. Ora, con gli Imaginery il polistrumentista greco ha trovato un nuovo veicolo per esprimere la sua irrefrenabile voracità compositiva, scegliendo questa volta il più tipico heavy metal old school, che ultimamente sembra tornato sempre più in auge, a discapito del power tutto spadoni e draghi sputafiamme... Un disco potente e diretto dunque, che ricorda da vicino bands più quotate quali Brainstorm o Masterplan (per la voce di Bjorn Johansonn, che nella sua buonissima prova vocale cita spesso e volentieri il buon Jorn Lande), ma in cui sono presenti a tratti elementi più melodici e progressivi, merito soprattutto di un uso delle tastiere discreto e mai banale. Certo, chi accusasse gli imaginery di non avere fantasia, e di propinarci canzoni che più standard non si può, non sarebbe certo in errore, ma il punto è che le varie "Hipnotized", "The sign of today", "When all is gone", "Blind Eyes", o soprattutto "The nightmare of Kain" sono episodi di ottimo livello, e mi pare quindi questo il punto su cui porre l'accento. Chi se ne frega se non sono degli innovatori? Non c'è niente di nuovo? Va bene, ma gli appassionati del genere si possono sparare questo disco a tutto volume, e resteranno sicuramente annicchiliti dal tiro dei suoi riffs pazzeschi (sentite "Piece of mind" ad esempio), e dalle sue melodie semplici ma dannatamente funzionanti. Talvolta la band prova a dare qualche tocco in più del solito "in your face" degli altri brani, e allora ecco "Roughly Scratched by alive", che è molto massiccia e cadenzata, ma molto più giocata sulle tastiere e sulla melodicità del ritornello, oppure "Korozon" (per chi scrive l'episodio mogliore), anch'essa lenta, dall'incedere quasi plumbeo, dove compaiono riffs alla Nevermore e la struttura è per una volta meno lineare del solito... Non vi dico che è un capolavoro, ci mancherebbe altro, però "long lost pride" mi ha regalato piacevoli momenti di svago durante i miei ultimi viaggi in macchina e mi ha fatto fare del bel sano headbanging (non mentre guidavo!): se siete in cerca delle icone aggiratevi altrove, perchè è molto probabile che tra un mese di questo lavoro (purtroppo!) non ci sarà più traccia. Se invece vi piace ancora scoprire qualcosa di nuovo, fate vostro questo disco (previo ascolto ovviamente) e non credo resterete delusi: ci sono ancora bands che sanno dire la loro fuori dai grandi circuiti, e gli Imaginery sono tra questi!
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