I brasiliani
Dark Witch, qui al loro album d'esordio dopo una lunga gavetta, hanno un'anima sicuramente metallica e pure una forte dedizione al più classico e roccioso Heavy Metal del Vecchio Continente, per quanto i brani presenti su
"The Circle of Blood" sembrino poi largamente influenzati da altre realtà a stelle e strisce, con il cantante
Bil Martins (già incociato con gli Hellish War) che sembra aver studiato a fondo Harry Conklin. Una lezione, quella imparata dai Jag Panzer, messa a frutto con sufficiente profitto su brani come
"Wild Heart",
"Master of Fate" o quella
"Blood Sentence", che ha parecchio in comune anche con gli Iced Earth, richiamati a forza in occasione di
"Cauldron" o della thrashy
"Siegfried".
Ad ogni modo, quando poi è stato tempo di scegliere la cover da inserire sull'album, i
Dark Witch hanno optato per una poco nota formazione brasiliana, quegli i Harppia cui va riconosciuto il merito di aver inciso il loro MLP
"A Ferro e Fogo" nel lontato 1985, andando a riprendere la loro
"Voz de Consciencia" (dal successivo "7" del 1987), piazzata proprio in chiusura del disco ad omaggiare sonorità tipicamente N.W.O.B.H.M.
Per quanto su
"The Circle of Blood" non sempre tutto fuzioni a dovere, a partire da una registrazione incostante, troppo ruvida e confusa, ma va segnalato anche un guitarwok poco incisivo, soprattutto in fase solista (vedasi la manowariana
"To Valhalla We Ride"), e se pure in alcuni frangenti, come su
"Stronghold",
"Liberty Is Death" o
"Death Rain" i
Dark Witch perdano qualche colpo, dobbiamo riconoscere alla formazione brasiliana di essersela cavata più che dignitosamente.
You want it all, but you can't
read it
It's in your face, but you can't
read it
What is it? It's it
What is it? ... it's the
review
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