Tornano gli Heartland di Chris Ousey, a circa tre anni di distanza dal valido "Communication down", e diciamo subito che non molto, anzi, praticamente nulla è cambiato. La band è in giro da più di dieci anni, questo è il loro nono album in studio, e nonostante non siano finora riusciti ad effettuare il grande botto commerciale, ci hanno sempre regalato uona musica, e il loro nome è da sempre sinonimo di qualità. Come prevedibile dunque, anche questo "Move on" non fa eccezione, e ci offre un'ora circa di rock melodico di ottima fattura, nella quale la freschezza delle composizioni si sposa brillantemente con la bontà degli arrangiamenti e dell'esecuzione. In particolare, stupisce il guitar work di Steve Morris, che con la sua straordinaria dinamicità riesce a donare ai brani quel groove che non ti aspetti, specialmente nelle tracce maggiormente hard rock come "Hard hearted man" o "City of lights", tanto per intenderci. La produzione poi, affidata allo stesso Steve Morris con la presenza eccezionale di quel Tommy Hansen già noto per aver lavorato (tra gli altri) con gli Helloween, è senz'altro la nota migliore di questo prodotto. E' davvero straordinaria infatti la pulizia e la potenza dei suoni, il fatto che l'una non escluda l'altra, ma il tutto sia invece perfettamente amalgamato a creare un impatto veramente efficace: senza dubbio una delle migliori produzioni che mi sia capitato di sentire negli ultimi mesi. Sulle canzoni, invece, poco da aggiungere: se conoscete gli Heartland sapete già cosa aspettarvi, altrimenti sappiate che avete di fronte una tipico disco di melodic rock, nel quale Bon Jovi, Gotthard, Fair Warning, Talisman gli ultimi Magnum possono essere indicati come i riferimenti più probabili di un lavoro che appare equamente diviso tra episodi maggiormente tirati e d'impatto, ad altri più romantici e soft. Certo, se si paragona "Move on" ad uno qualsiasi dei nomi citati il confronto risulta assolutamente perdente. Nonostante tutto, questo è un gruppo che merita di essere ascoltato e maggiormente scoperto, dopotutto dieci anni di carriera non sono pochi, e non sembrano proprio essere pronti per un pensionamento anticipato!
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