Dietro il bizzarro nome di "Sinai Beach" si nascondono cinque musicisti californiani che cercano di diffondere il verbo cattolico attraverso i testi di canzoni dal marcato sapore metalcore, che spazia dal thrash in stile Pantera a qualche intervento richiamante gli Anthrax periodo Belladonna. In mezzo a questo calderone spuntano anche alcuni passaggi di tastiere e sommari richiami al death a rendere ancora più confusionario il panorama. Intendiamoci, i Sinai Beach sono degli strumentisti tutt'altro che sprovveduti, che tutto sommato cercano di non scadere nella banalità più annoiante per spostarsi su lidi più freschi ed originali, fallendo purtroppo in pieno l'obiettivo. Il grossissimo problema che attanaglia "Immersed" è rappresentato dalla voce di Courtney Allerson, che quando lascia il registro più aspro, dove tutto sommato non demerita, per esibirsi a voce pulita, riesce nell'incredibile impresa di rivoltare istantaneamente le budella dell'ascoltatore, dando l'irresistibile impulso di levare il dischetto dal lettore per utilizzarlo in esperimenti quali la verifica della velocità con la quale un cd può bruciare completamente se messo in un forno a microonde impostato al massimo della potenza. Evidentemente i Sinai Beach hanno preso alla lettera l'insegnamento medioevale cristiano che predica l'avvicinamento a Dio tramite mortificazioni corporali e sofferenza carnale, infliggendoci quaranta minuti di autentiche piaghe bibliche, che incoraggerebbero anche il metallaro più spietato ed intransigente a lasciare il genere per orientarsi verso il liscio romagnolo. Pollice verso quindi, senza rimpianti.
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