L'uscita di ogni nuovo disco dei
Saxon è una vera e propria festa, una gioia per gli occhi e per le orecchie. La band di
Biff Byford non accenna a mollare un centimetro, a perdere un colpo. Ben ventuno release, compresa quest'ultima, quasi un record, sicuramente un qualcosa di eccezionale. A differenza di molti altri gruppi storici (almeno fra quelli che ancora sopravvivono), gli immortali britannici gettano in ogni disco la loro sconfinata passione, come se fosse sempre il loro debut album, plasmando dei full-length devastanti, di metallo vero, puro. Anche con
"Battering Ram" ci troviamo di fronte ad un'uscita compatta, quadrata, con una gran produzione alle spalle e con pezzi di elevata qualità.
Già con gli ultimi, buonissimi
"Call to Arms" e
"Sacrifice" i
Saxon hanno stupito, hanno dimostrato di sapersi adattare a meraviglia al mercato ed al pubblico odierno, pur non perdendo il loro sound originario. Questo
"Battering Ram" colpisce come una furia, come un ariete di metallo, riuscendo ad ammodernare ancor più il suono delle composizioni della band britannica, mantenendo invariati i dettami NWOBHM e regalando all'ascoltatore quasi un'ora di brani ben composti ed eterogenei. L'opener e title-track non lascia scampo; una heavy-metal-track schietta, genuina, possente, quello che ogni metallaro vuole ascoltare dai
Saxon. Il combo si dimostra in formissima, dall'inossidabile Biff, al duo di axeman, fino alla martellante sezione ritmica composta dal mostruoso
Nibbs Carter e da
Nigel Glocker. Un pezzo che sicuramente entrerà nella vostra mente e nella playlist di fine anno nella sezione "classic metal".
"The Devil's Footprint", ispirata da un oscuro evento accaduto nel 1855 nel Devonshire, inizia con una narrazione del cantante/attore Dave Bower che lascia poi il posto ad una traccia frizzante ed orecchiabile sulla linea della precedente.
"Queen of Hearts", influenzata dagli scritti di Lewis Carroll, è inaugurata da un bel riff graffiante che apre la strada ad un mid-tempo tagliente e melodico allo stesso tempo.
"Destroyer", che vede come base del testo un personaggio della Marvel, rievoca lo stile classico dei Saxon, una traccia dal gusto retrò ma sicuramente affascinante e divertente. Allo stesso filone si collega al seguente
"Hard and Fast", dove la band britannica torna nel genere in cui sa muoversi al meglio.
"Eye of the Storm" è una delle canzoni più oscure di
"Battering Ram" con un approccio NWOBHM, mentre
"Stand Your Ground" spinge un po' più sull'acceleratore con un Nigel Glocker sugli scudi.
"Top of the World" vira leggermente su uno stile ottantiano;
"The End" è un altro piacevole episodio dagli echi blues;
"Kingdom of the Cross" è una delle tracce migliori di
"Battering Ram", emotiva, dedicata ai caduti nella Prima guerra mondiale, una ballad commovente. La conclusiva
"Three Sheets to the Wind" cambia totalmente approccio rispetto alla precedente; un pezzo allegro e scanzonato, quasi da birreria.
Con
"Battering Ram" i
Saxon hanno messo a segno un altro colpo riuscitissimo, dimostrando, se ce ne fosse ancora bisogno, che il metallo classico non muore mai e che non è necessario creare dischi di centocinquanta minuti per rimanere nell'olimpo degli dei. Ci vediamo al ventiduesimo!
Video di "Battering Ram"