Forse in Inghilterra pensano che qui in Italia siamo un branco di fessi sprovveduti. Questo è stato il primo pensiero quando ho realizzato di cosa si trattava questo “In Cold Blood”, debutto degli inglesi, appunto, FR8.
Soli 7 pezzi per 27 minuti, il che sicuramente in termini quantitativi è deficitario soprattutto se si pensa al prezzo dei dischi, ma il problema non è tanto la quantità, quanto la qualità.
Thrash metal che strizza un po’ l’occhio ai Fear Factory, senza averne le sovrastrutture cibernetiche, un po’ ai Soilwork, senza averne intensità e velocità, un po’ ai Sepultura di mezzo, soprattutto per la voce del singer Leigh Final.
Il risultato è però ben lungi dai riferimenti cui mira, con un continuo mid-tempos, scontato, banale, già sentito mille volte e che solo a tratti, brevi tratti, dà la scossa, con intensità, brutalità e densità di suono che sono abbondantemente deficitarii e sotto la soglia della decenza.
Il disco quindi scivola via tra uno sbadiglio e uno stropiccio agli occhi per tenersi desti, e non bastano certo alcune cadenze di batteria, con scariche di doppia cassa, a ravvivare quello che forse avrebbe bisogno di un cocktail a base di Viagra e Tequila Bum Bum.
Ampiamente trascurabili e “commercialmente” non idonei.
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