"Heavy Thoughts".Nell'ascoltare il secondo album degli
Adamas, sembrerebbe proprio che ci abbiano davvero "pensato su intensamente". Persino troppo. Così, scorrendo le nove canzoni che ne fanno parte, incappiamo in diversi inserti (tra monologhi ed estemporanee introduzioni) che non sempre sono funzionali e, anzi, suonano un po' pretestuosi finendo soprattutto per non agevolare la fluidità del disco stesso.
Ad ogni modo gli
Adamas partono subito con il pezzo da novanta, e nella stessa titletrack che ha il compito di aprire il disco, troviamo un primo special guest, con
Blaze Bayley che da il suo contributo a tenere a galla un pezzo a cavallo tra Thrash e Classic Heavy Metal ma non particolarmente avvincente. Gli altri due ospiti che scopriremo proseguendo nell'ascolto del disco saranno
Christian Bartolacci (Ibridoma) su
"Morphine" e
Marco Vitali (Ibridoma e Antagonism) su
"Pit My Skin".
"E.T.N.A." lascia intravedere con maggior chiarezza una delle maggiori fonti di ispirazione del gruppo, quei Megadeth che vengono qui tirati in ballo spesso e volentieri, da
"In Bond-Age", dove si concedono pure qualche excursus verso i Metallica (dato che il brano in questione ha più di qualcosa di "Wherever I May Roam") sino alla conclusiva
"Dare Your Hate" passando per
"Wipe-Out".
Detto che nel loro D.N.A. si possono trovar tracce di nucleotidi targati anche Annihilator e Nevermore, possiamo sottolineare come la buona volontà e alcuni spunti interessanti (direi le pulsazioni ritmiche di
"The Reaper" ed i chiaroscuri di
"Morphine") alla fine si bilancino con le evidenti ingenuità e una resa sonora non particolarmente esaltante.
Sufficienza striminzita. Da rivedere.
You want it all, but you can't
read it
It's in your face, but you can't
read it
What is it? It's it
What is it? ... it's the
review
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