L'esordio omonimo dei padovani
Lorø è un album completamente strumentale che unisce le idee e le esperienze di tre musicisti attivi su più fronti nella loro regione.
Durante l'ascolto dei brani dell'album si ha la sensazione di essere sbattuti da una parte all'altra: senza soluzione di continuità, infatti, il terzetto, molto preparato tecnicamente, alterna beats elettronici, math rock, fughe post rock, liquide atmosfere jazz, partiture che esplorano territori più "duri" (siamo quasi in ambito prog metal), non concedendo praticamente mai punti di riferimento all'ascoltatore.
Quest'ultima considerazione è sia un pregio che un difetto.
Pregio perchè
"Lorø" è un album che difficilmente può annoiare vista la diversità delle sue soluzioni e le ambientazioni sempre multiformi che riesce a creare.
Difetto perchè queste trame caotiche, seppur ben eseguite, danno la spiacevole sensazione di non avere un fine preciso e di essere state messe lì per caso.
Praticamente l'album sembra, o almeno a me è sembrato, un esercizio di stile, un confuso puzzle di idee varie pensato per soddisfare i suoi esecutori e le loro paturnie mentali... cosa che sarebbe anche trascurabile se la qualità della musica fosse di altro spessore, ma io di qualità ne sento davvero pochina.
Il consiglio che mi sento di dare ai
Lorø è quello di definire meglio la loro proposta musicale e di puntare con più convinzione verso una strada ben precisa, fermo restando che il loro debut è un album destinato ad essere apprezzato dai più sbilenchi tra di Voi.
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