Con giusto quell’annetto di ritardo rispetto all’uscita sugli scaffali, eccoci a recensire “
Streetfighter”, album di debutto degli svedesi
Unfaithful, alla prima avventura nel mondo discografico ma non di primo pelo in quanto musicisti, essendo in attività ormai dal lontano 2000.
“Streetfighter” è un album che suona davvero poco swedish, molto più orientato verso sonorità targate USA, con gruppi quali i Trivium di “The Crusade” o i Five Finger Death Punch a fare da paragone pesante. Quello degli Unfaithful è infatti un incrocio ben riuscito tra metalcore e thrash metal, con una voce graffiante e dalle coordinate riconducibili al buon James Hetfield o al Matt Heafy del già citato “The Crusade”. Musicalità fortemente improntate sull’uso massiccio dei chitarroni e ritmiche cadenzate, che a volte spingono il platter verso richiami quasi stoner.
Ottima l’opener “
Vegas Baby”, con un’accoppiata bridge-ritornello molto catchy e riuscitissimo, a fronte di una strofa aggressiva quanto basta. E decisamente più aggressiva è la successiva “
Streetfighter”, che da il titolo all’album e che ci mostra il lato più muscoloso della band svedese, sia dal punto di vista musicale che da quello vocale, con un uso saggio e mai smodato del growl.
Una rapida occhiata al booklet ci mostra testi orientati alla lotta sociale, all’ostentazione della ricchezza , altro fattore che rende fortemente “americani” questi Unfaithful, non per forza con accezione negativa s’intende.
Insomma “
Streetfighter” non sarà certo l’album che vi farà zompare dal divano o vi farà sbraitare esultanti in ufficio, ma senza dubbio con la sua carica e la sua energia vi potrà dare una mano nell’affrontare i tremendi pendolari che affollano i treni al mattino, oltre a garantire un possibile roseo futuro per gli
Unfaithful.
Quoth the Raven, Nevermore..
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