Nati originariamente come
Orpheus e passati al monicker attuale solamente nel 2013, dopo aver già pubblicato due album (di cui purtroppo non ho mai potuto ascoltare nulla al tempo), gli
Orpheus Omega prendono domicilio in Italia, accasandosi con la sempre attenta Kolony Records, dando alla luce “
Partum Vita Mortem” che senza dubbio alcuno è direzionato verso un melodic death metal di stampo svedese, anzi a dirla tutta parliamo di un lavoro prettamente a-là-In Flames, intelligentemente piazzato a metà strada tra la componente old school di "The Jester Race" e "Whoracle" e quella più moderna di "Colony" e "Clayman", fortunatamente lasciando fuori tutto quel che ne è venuto dopo, specie dal 2004 in poi, e che ha trasformato una delle band più in gamba degli anni ’90 in una parodia di loro stessi.
Il quintetto australiano capitanato dai fratelli
Themelco non inventa assolutamente nulla di nuovo, anzi, ma ripropone le collaudate formule del gruppo di
Anders Friden con buona verve e convinzione, sebbene più di una volta ci si trovi di fronte alla nettissima impressione di ascoltare qualche refrain ben memorizzato nella nostra testa da anni, vedi “
Karma Favours the Weak” che sembra l’outtake di “
Pinball Map”; fortunatamente gli Orpheus Omega sanno mettere anche molto del loro, grazie ad una buona preparazione tecnica, ottimi assoli, una produzione assolutamente convincente ed un buon livello di omogeneità del songwriting, sempre su solidi livelli e privo di saliscendi.
Da sottolineare la grande cura che il gruppo ha saputo riporre nei cori, assolutamente di impatto e mai dal sound arrangiato in casa, e la prestazione di Chris Temelco, che convince sia alla chitarra sia dietro l’asta del microfono, risultando ben più godibile dello stesso Friden, non che negli ultimi anni ci voglia tanto, ma insomma…
Essendo un concept album basato sull’esistenza umana, come si intuisce facilmente dal titolo, è un peccato non avere sottomano i testi per approfondire ulteriormente, ma “Partum Vita Mortem” convince nettamente già in questo modo lungo tutti i suoi 58 minuti di durata, forse il difettuccio maggiore con i suoi ben 13 brani presenti, ma se questo è il limite principale capirete dunque di che album stiamo parlando.
Non è certo l’innovazione che troverete negli Orpheus Omega ma senza dubbio il loro ultimo album è rivolto a tutti gli amanti delle sonorità melodic death metal scandinave di fine anni ’90, in special modo a tutti coloro che non sono riusciti a seguire gli In Flames nei loro sviluppi più modaioli…e raccapriccianti.
Bravi.
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