Coerenza ed integrità artistica sono merce sempre più rara nell'odierno music biz: non importa il genere, non importa il seguito di pubblico, non importa la dignità, ciò che conta è, o sembra essere, solo il denaro.
Fortunatamente non per tutti.
Prendete i
Kampfar ad esempio.
Da vent'anni fieri portabandiera del più incontaminato pagan black metal: mai un calo di tensione, mai un album sotto tono, mai una benchè minima forma di prostituzione artistica. Solo reale convinzione in quello che si fa e, soprattutto, solo musica. Vera musica.
Il nuovo
"Profan", rilasciato come lo splendido predecessore
"Djevelmakt" dalla
Indie Records, è l'ennesimo centro di una carriera praticamente perfetta ed ennesima conferma del talento di un gruppo al quale, paradossalmente, è sempre stato dato poco riconoscimento.
Rispetto al recente passato, il gruppo di
Dolk ha spinto molto sul lato violento della sua musica (
"Pole in the Ground",
"Icons") donandoci sette composizioni di puro black metal, deflagranti, gelide, sorrette da una produzione magistrale e da una esecuzione che non scende a nessun tipo di compromesso.
"Profan", impreziosito dalla magnifica cover dell'inimitabile Zdzisław Beksiński, è puro Nord, è un tuffo nella prima metà degli anni '90 e nel black metal d'annata, ma, nonostante la sua intransigenza sonora, nasconde tra le sue note quel tocco "melodico", vichingo ed epico che lo rende immediatamente riconoscibile come un album dei
Kampfar, come un album, cioè, di maestri indiscussi del suono battagliero e fiero che ha pochi paragoni nella scena e che non sembra essere minimamente intaccato, nella sua qualità, dallo scorrere del tempo.
Tutto questo, tornando all'inizio, è invidiabile segno di coerenza artistica e certificazione di valore per un gruppo da comprare a scatola chiusa, certi che sarà impossibile rimanere delusi tanto dalla sua musica, basterebbe il riff di
"Daimon", quanto dalla cura riposta in ogni singolo dettaglio di tutto quello che viene fatto: atmosfere, suoni, packaging...
Di
Kampfar, fortunatamente, ne esistono pochi: non lasciatevi sfuggire questa ennesima perla di musica estrema.