“Il classic metal, che è la musica che suonano i Black Inside, credo trovi i suoi canoni fondamentali in una visione romantica e decadente delle proprie emozioni e nella necessità di esprimerle con forza ed epico furore, un groove che parte da lontano e che non si riesce a tenere a bada[…]”.
Se per iniziare la disamina di “
The weigher of souls” dei
Black Inside avevo mutuato le parole di Ian Christe (noto scrittore, musicista, ed editore svizzero), stavolta, per introdurre la nuova fatica discografica dei
metallers partenopei, decido di estrarre direttamente un eloquente frammento dell’intervista che
Luigi Martino, valoroso
singer della
band, ci concesse proprio in occasione dell’uscita di quell’eccellente albo.
“
A possession story” è, infatti, un’altra scintillante dimostrazione di come una bruciante passione per certi suoni non si possa arginare, dando origine, grazie ad una dotazione altrettanto pressante di talento e cultura, a un
full-length ancora una volta appassionante, pregno di tensione emotiva e caratterizzato da un impatto sonoro veramente imponente.
Le legioni dei devoti al verbo di Black Sabbath, Candelmass, Metallica e dei campioni della
NWOBHM sono dunque avvisati … nei solchi dell’opera ritroveranno tutta l’ebbrezza e l’inossidabile purezza della
gloriosa tradizione metallica, ma qualora si pensasse a una sterile riproposizione di formule ampiamente consolidate, è necessario sottolineare la capacità dei nostri di saper variare sapientemente il proprio canovaccio espressivo (aggiungendo addirittura qualche vago barlume di
prog settantiano), non dando mai l’impressione di adagiarsi sui nobili allori del genere.
Fedeli a un “certo” modo di fare musica e non per questo poco vitali, i
Black Inside combattono la loro fiera battaglia sonica su svariati terreni … esordiscono “sfidando” Hetfield
& C. con la possente “
Man is wolf to men”, per poi evocare davvero scenari bellicosi e leggendari, così ben raffigurati nel tripudio eroico “
The siege of Jerusalem”.
“
Black inside” esibisce interessanti interazioni tra melodia e intense pulsioni ossianiche, “
I'm not like you” e “
Pharmassacre” si avventurano in lande
hard-rock con notevole disinvoltura ed efficacia e “
King of the moon” accende il fuoco del gradimento
cardio-uditivo con un maestoso crescendo armonico, dall'enorme trasporto emozionale.
“
Too dark to see” e “
Jeffrey” sono due monoliti neri e lucenti, la
title-track è un pernicioso e catartico atto di esorcismo
metallico, mentre “
The forsaking song” è la vera sorpresa del programma, con il gruppo impegnato con profitto in un leggiadro spaccato acustico, a ulteriore testimonianza della sua volontà di esplorare nuovi spazi creativi.
Tutti quelli che ritengono l’
heavy metal un’immarcescibile realtà dei nostri tempi dovrebbero dare un ascolto a “
A possession story” … sono certo se ne innamoreranno all'istante, riconoscendogli una qualità ancora in grado di fare la differenza … si chiama “attitudine” e non si può simulare.
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