A tre anni di distanza esce il nuovo lavoro di una delle migliori, nonché longeve, band italiane: quindici anni di attività, ma purtroppo solo quattro album all'attivo, e un cantante eccezionale, Folco Orlandini, noto anche per aver collaborato con Time Machine, Khali e Skylark. Tempo a disposizione e soprattutto un proprio studio di registrazione hanno portato la band ad una particolare cura del dettaglio e ad uno sfogo creativo mai potuto prima. In particolare la presenza del violino (un vecchio sfizio di Piero Paravidino, la cui passione per gli Skyclad riverbera tra le note di "Windchaser"), ma anche la partecipazione di due ospiti: Vanni dei Wotan sulla settima traccia dal titolo "Hot Lead, Cold Steel" e Paola Bianchi dei Ludmila sulla suite finale "Impossible Infinity" che impreziosiscono non poco l'album. "Hot Lead, Cold Steel" è un brano dall'immediato impatto: un inizio lento di violino, pianoforte e voce (e che voce!) e poi l'attacco tirato di chitarre e violino su cui si innesta prima la voce di Folco, poi quella molto particolare di Vanni ed infine un duetto tra i due... da rimaner senza fiato! "Impossible Infinity" è un altro brano che esalta le capacità interpretative del cantante dei
Mesmerize: una voce calda che si sposa alla perfezione con quella femminile, il tutto accompagnato ancora una volta dal suono dolce del violino ad opera del giovane musicista Vito Gatto. La varietà dei pezzi è il punto di forza di questa band in grado di spaziare da brani più classici, si veda il bellissimo pezzo d'apertura "The Burn" o la maideniana "Bloody Mary", a pezzi invece più particolari e complessi, quali le folkeggianti "Princess Of The Wolves" e "Windchaser", passando per brani caratterizzati dall'uso di effetti sintetizzati come "Bitter Crop" e "Field Of Heroes", nonchè da un brano alla Black Sabbath, "Lure Of The Temptress", dove, al di là del divertente esperimento, la voce risulta però essere troppo forzata. Un commento a parte merita invece "Triumph Of The Darksword", a mio parere uno dei pezzi migliori dell'album sia dal punto di vista compositivo sia vocale: un pezzo epico di quasi otto minuti articolato da cambi di tempo e stacchi, e attraversato da cori e assoli di chitarra... inossidabili!
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