Copertina 7

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2015
Durata:42 min.
Etichetta:Season of Mist

Tracklist

  1. HATRED FROM THE CORE: TEMPUS INCOGNITO
  2. INTERPRETING SIGNS FOR WAR: ARUSPICINE
  3. ELYSEAN EXPECTATIONS, EARTHLY DECEPTIONS
  4. RAYS OF LIE: THERE WILL BE A TIME YOU WILL GIVE UP
  5. ATOMOS: SEED OF THE QUANTIC GODS
  6. RENOVATIO IMPERII
  7. CREDO QUIA ABSURDUM
  8. HIERARCH: THE EMPIRE OF ZERO

Line up

  • Ν: vokills
  • Φ: guitars
  • Δ: guitars
  • Α: bass
  • ΑΔ: drums

Voto medio utenti

"The Hierarch" celebra i vent'anni di attività dei blackster francesi Hegemon i quali tornano sul mercato discografico a ben sette anni di distanza dal precedente, ottimo, "Contemptus Mundi", con l'intenzione, almeno da quello che possiamo leggere dal comunicato della Season of Mist, di offrire un omaggio al proprio pubblico in occasione di una ricorrenza così importante.
Il nuovo album dei transalpini, quarto della loro striminzita discografia, ne riassume tutte le caratteristiche salienti: black metal dal taglio sinfonico che unisce atmosfere medievali ed epiche a partiture violente e abrasive, brani sempre complessi (per il genere) e ricchi di dettagli, magniloquenza di alcuni passaggi (dal vago sapore operistico) intrecciata con il freddo di altri momenti più brutali, arrangiamenti studiati meticolosamente e ricchezza strumentale/vocale supportata da una esecuzione tecnica di rilievo.
Questi sono gli Hegemon, un gruppo sicuramente poco conosciuto, e poco avvezzo alla pubblicità, ma in grado di scrivere musica di buona qualità perchè, qualora non fosse chiaro, questo album è un lavoro di pregevole fattura che saprà soddisfare i palati sia di chi cerca aggressività, sia di chi cerca intelligenza nel black metal, attraverso una sapiente miscela degli ingredienti citati in precedenza che sono amalgamati con personalità e gusto.
Di certo l'album risente di influenze provenienti dai grandi nomi del symphonic black metal, lascio agli ascoltatori il gusto di identificarle, ma è evidente che tali influenze vengono usate nel modo migliore poichè veicolate in un suono proprio e, soprattutto, riconoscibile, caratteristica quest'ultima da non trascurare assolutamente nell'ottica di tributare il giusto riconoscimento al valore degli Hegemon.
Hegemon che, per onestà, hanno fatto di meglio in passato (il già citato "Contemptus Mundi" resta a mio avviso migliore), ma che continuano a suonare un black metal sempre piacevole da ascoltare, nonostante l'enormità del numero di uscite in contesti analoghi possa affogare i francesi nel mare della "normalità" al quale, in realtà, i Nostri non appartengono.
Sono contento del ritorno di questo gruppo e, sebbene il loro genere non sia il mio preferito, vi esorto a cercare questo album perchè ritengo possa essere apprezzato, per la sua multiformità, da una larga fetta dell'audience "estrema".
Bentornati.
Recensione a cura di Beppe 'dopecity' Caldarone

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