Copertina 8

Info

Anno di uscita:2015
Durata:36 min.
Etichetta:Street Symphonies Records
Distribuzione:Andromeda Dischi

Tracklist

  1. UNDER CONTROL
  2. HEAVEN IS
  3. FALLING
  4. WILD LIFE
  5. DREAMIN' ON
  6. ELECTRIC
  7. FREEDOM
  8. PSYCHO GAME
  9. LOVE'S FAKE

Line up

  • John Dallas: vocals

Voto medio utenti

La prima domanda da farsi (quella che, per intendersi, rispettando una consolidata tradizione, “sorge spontanea” …) è: da dove è uscito questo John Dallas? Perché non ne ho mai sentito parlare finora? E come mai il suo “Wild life” non è ancora sulla bocca di tutti gli appassionati di hard-rock?
Proviamo a rimediare all’incresciosa situazione affermando con perentoria convinzione che il vocalist di Bologna (vero nome Luca Stanzani) e i suoi (non meglio identificati) sodali possiedono tutte le necessarie qualità per sfuggire alla massificazione del rockrama contemporaneo, livellato verso l’alto e tuttavia raramente davvero sorprendente.
Il disco è uno spumeggiante coacervo di brillanti arrangiamenti, melodie vincenti e intraprendenza espressiva, alimentato principalmente da mentori del calibro di Bon Jovi, Skid Row, Quiet Riot e WASP e ciononostante talmente contagioso e appassionante da non poter nemmeno essere sfiorato dal manierismo di troppe produzioni molto diligenti e poco vitali.
Ed ecco che un canovaccio stilistico parecchio rigoroso diventa “imprevedibile” attraverso la forza invincibile delle canzoni, tutte intriganti e infettive, all’interno di un programma che scuote i sensi dalla prima all’ultima nota, andando “dritto allo scopo” in maniera istantanea e mirata.
Wild life” inizia, infatti, a colpire fin dall’irresistibile ardore Bon Jovi-esque di “Under control” e prosegue nell’impresa con le pulsioni attualizzate della travolgente “Heaven is” e con lo splendore emotivo di “Falling”, capace di combinare con sagacia grinta e romanticismo.
Nessuna pausa concessa nemmeno dal clima ombroso e decadente (rievocante qualcosa di Vain e 69 Eyes) della title-track e dall’ottima “Dreamin' on” che sembra fondere Journey e Aerosmith in un crogiolo di prezioso temperamento, mentre “Electric” rappresenta un’eloquente risposta a chi crede che per scrivere un brano d’ispirazione ottantiana si debba inevitabilmente apparire derivativi e forzatamente nostalgici.
In un albo caratterizzato da un’adeguata varietà compositiva, a ulteriore conferma della duttilità e del valore di un’eccellente laringe, arrivano le suggestive atmosfere bluesy di “Freedom”, e se “Psycho game” potrebbe nuovamente risollevare le svalutate quotazioni di un celebre cantante italoamericano del New Jersey, tocca a “Love's fake” stupire l’astante con una morbosa dissertazione cibernetica, tra Marilyn Manson e Shotgun Messiah … una “roba” un pochino spiazzante, forse, eppure abbastanza riuscita e focalizzata.
Un esordio autorevole e ispirato per un artista che, come anticipato, ha tutte le doti per imporsi come una fulgida realtà della “scena” … cosa manca? Solo un po’ di fortuna, direi … e il caloroso augurio di potersene giovare è l’unica chiosa possibile all'analisi di un’opera fortemente raccomandata.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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