Quasi quattro anni dal precedente "Supremacy of Steel", forse sono tanti ma sono stati sicuramente ben investiti dato che i
Cage con
"Ancient Evil" realizzano il loro lavoro più ambizioso e allo stesso tempo anche uno dei più riusciti nella loro discografia, ormai composta da ben sette album che raramente hanno lasciato appigli per eventuali critiche. Certo, a meno che non si voglia puntare il dito verso la loro totale dedizione al più classico Heavy Metal oppure nei confronti di
Sean Peck (recentemente fattosi notare anche con i Death Dealer e l'EP di Denner/Shermann) per aver raccolto il testimone da Rob Halford (anche se il frontman inglese pare non aver alcuna intenzione di abdicare).
Due considerazioni che rappresentano le fondamenta sulle quali i californiani hanno tirato su
"Ancient Evil", per il quale hanno nuovamente (come già era successo, ad esempio, in occasione dell'ottimo "Hell Destroyer") deciso di dare vita ad un concept album, un racconto horror che si snoda su ben diciannove capitoli, dei quali comunque sei sono degli interludi che sono funzionali a delineare la storia ma allo stesso tempo riescono a non essere troppo invasivi o dispersivi.
Il primo di questi è già l'iniziale
"There Were Others" che apre la strada alla titletrack, che si lancia subito in un assalto all'arma bianca sotto le mazzate di
Sean Elg o le sciabolate della coppia
Dave Garcia e
Casey Trask. I suoni si fanno subito vividi e taglienti, mai laccati e mettono in risalto la prova energica della formazione di San Diego, che ritroviamo largamente rimaneggiata, visto che dal già citato "Supremacy of Steel" ripropone i soli ( e i soliti...)
Peck e
Garcia.
Non da certo requie la seguente
"Behind the Walls of Newgate" con un imperioso
Sean Peck a far la parte del leone, e tanto meno ne concederanno poi le varie canzoni che si susseguiranno, tra le pieghe delle quali talvolta scopriamo far capolino anche
Blaze Bayley, dato che dà voce al protagonista della storia, tal Elliot Worthington. Eccolo, infatti, riconoscibile su
"The Expedition", uno dei momenti più brillanti del disco con la sua furia controllata, ma non vanno sottovalutati nemmeno brani come
"The Procedure" e
"Across the Sea of Madness" o la rutilante
"The Antidote"... per quanto come si suol dire in questi casi: è l'unione che fa la forza.
Sebbene in alcuni frangenti si possano cogliere atmosfere alla Mercyful Fate o vicine al King Diamond solista (direi omaggiati da
"Symphony of Sin" e
"Tomorrow Never Came"), le coordinate sulle quali si muove
"Ancient Evil" restano sempre le stesse che negli anni ci hanno fatto conoscere - e apprezzare – i
Cage, e che vanno da Judas Priest, Agent Steel, Helstar, Jag Panzer, Iced Earth o Metal Church... ma che ormai, dopo tutti questi anni e i tanti apprezzamenti raccolti, si possono semplicemente definire come:
the Cage's sound.
Il futuro dell'Heavy Metal passa anche da queste parti.
Indomiti Defenders of the Faith.
You want it all, but you can't
read it
It's in your face, but you can't
read it
What is it? It's it
What is it? ... it's the
review