Prima uscita per gli
Stormwolf, un quartetto proveniente dalla Liguria, che nell'occasione dimostra di avere diverse buone frecce nella propria faretra, ma non riesce a evitare alcune ingenuità e sbavature, peraltro ampiamente giustificabili, visto i recenti natali del gruppo.
Nel corso di
"Swordwind", infatti, trovano spazio addirittura tre cover,
"Rock and Roll Gypsy" dei Saxon (finalmente una scelta originale),
"Crazy Nights" dei Loudness (applausi per il buon gusto) e infine un'azzeccata
"All We Are" dei Warlock.
Molto curati sia il packaging sia l'artwork del CD, peccato che il suono della batteria ne esca esageratamente meccanico, una resa che non fa un buon servizio alle canzoni, come nel caso dell'iniziale
"Swordwind", una esemplare e sfaccettata Power Metal song che - anche e soprattutto per la presenza di una vocalist femminile - ci porta dalle parti di gruppi quali White Skull, Crystal Viper, Velvet Viper o Zed Yago e ovviamente appresso ai fondamentali Warlock.
Un po' a sorpresa con
"Marathon" li scopriamo andare a braccetto con l'Hard Rock, grazie ad un pizzico di Van Halen e Kiss, con un buona prova solista e di
Elena Ventura. Niente di meglio per introdurre
"Rock and Roll Gypsy", dove spicca la prova della
Ventura, cantante che nel suo background ha sì solide esperienze Jazz e Funky, ma sino alla sua militanza negli
Stormwolf non si era mai cimentata in campo Hard & Heavy.
Con la seguente
"Winter of the Wolf" si torna a scorrazzare in territori tipici del Power Metal Teutonico, la grinta e teatralità che la contraddistinguono ne fanno l'episodio più rappresentativo dell'album, ben strutturato sul piano strumentale e con ottime intuizioni a livello vocale in grado da dare quel "quid" in più al brano. Su una
"Crazy Nights" più powereggiante dell'originale il chitarrista
Francesco Natale si confronta con un maestro delle sei corde quale si era rivelato essere Akira Takasaki, ritagliandosi altri spazi da protagonista nello strumentale
"Thasaidon", con i suoi sette minuti caratterizzati da tentazioni che si piazzano a metà strada tra i primi Iron Maiden ed i Running Wild. Con
"Soulblighter" gli
Stormwolf ci spiazzano nuovamente, e per l'occasione tirano fuori dal cassetto alcuni passaggi in growl per una canzone energica e ispirata. Infine tutti a cantare in coro l'inno
"All We Are".
Certo, interlocutorio... ma dalle grandi premesse.
You want it all, but you can't
read it
It's in your face, but you can't
read it
What is it? It's it
What is it? ... it's the
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