Copertina 7,5

Info

Genere:Heavy Metal
Anno di uscita:2021
Durata:35 min.
Etichetta:Iron Oxide Records

Tracklist

  1. THEME OF THE KONQUEROR
  2. THE NIGHT GOES ON
  3. TOO LATE
  4. KEEP ME ALIVE
  5. FALL OF THE KONQUEROR
  6. HELDING BACK THE TEARS
  7. HEAVY HEART
  8. THE VISION

Line up

  • Alex Rossi: everything

Voto medio utenti

Io raramente sono concorde con la frase “i vecchi tempi sono i bei tempi”: un po’ perchè convinto dall’Apologia del Tempo presente (e del futuro) di Mercadini e un po’ perchè “quei bei tempi”, non avendoli vissuti, non suscitano in me quel tipo di nostalgia che fa ricordare solo gli aspetti positivi. Però è vero anche che questa frase mi ronza in testa frequentemente quando ascolto “The Night Goes On”. Poi rinsavisco e mi accorgo che il debutto dei Konquest è datato 2021, e grazie a questi dischi il presente mi piace molto.

In effetti “Macchina del tempo” è la giusta definizione per il debutto di questa one-man-band toscana. Tutto in questo disco è derivativo ed al fine di omaggiare la gloria del tempo che fù, ma va bene così. Già il logo per esempio è incontrovertibilmente una dichiarazione d’amore agli americani Glacier. Poi il suono e la produzione, una via di mezzo tra il leggendario debutto degli Angel Witch e degli Heavy Load, con un tocco di “The Court in Act” dei Satan e qualcosa dei Maiden del primo disco: una vera goduria per chi ama questo tipo di sonorità.

Una introduzione strumentale di un paio di minuti, in pieno stile “The Ides Of March” fa da apripista alla title-track (e singolo, pubblicato qualche giorno prima del disco). “The Night Goes On” è quel tipo di canzone che difficilmente uno si toglie dalla testa, un po’ per i cori a-là “You're an angel witch, you're angel witch”, e un po’ per i riff incisivi e anche per la semplicità delle melodie, accessibili ma non banali. Seguono poi “Too Late” e “Keep Me Alive”, due cavalcate che sembrano “galoppare” dal 1980, in pieno stile NWOBHM.

La principale critica che ho letto, rivolta a questo disco, è che la voce è un po’ bassa nel mix generale: è vero, ma chi l’ha detto che è necessariamente un difetto? Secondo me contribuisce molto a rendere l’atmosfera più retrò, non è un difetto.

La strumentale “Fall Of The Konqueror” inaugura il lato B di questo gran bel disco dalla breve durata di 35 minuti. Vado diretto al punto: la conclusiva “The Vision” è la vera gemma del disco. Tutto ciò che è contenuto in questo disco è riassunto nel migliore dei modi in questa canzone, melodie memorabili, riff incisivi, cori armonizzati, lunghi momenti strumentali, un bell’assolo e un enorme “TI AMO Hallowed Be Thy Name”, con un riff di chitarra e un fill di batteria spudoratamente rubati. Sono convinto che tutto sommato sia meglio rubacchiare qua e là, con il fine di creare qualcosa di nuovo, che copiare o fare un’ennesima cover per allungare il minutaggio.

In conclusione: se amate questo tipo di sonorità e siete fanatici della vulcanica scena NWOBHM (ma anche svedese o americana) di 40 anni fa, questo disco ha già conquistato una posizione nella consueta “top 10” di fine anno. Se invece cercate qualcosa di innovativo allora no, non è questo il caso.

Recensione a cura di Carlo Masoni

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