Masticatore di prog con una carriera ormai lunga diversi lustri,
Nad Sylvan è conosciuto soprattutto per l’esperienza con gli
Angels of Mercy e le collaborazioni con
Steve Hackett.
Questo terzo album solista è un viaggio tranquillo e rilassato fatto di melodia e progressive rock, carico di ospiti più o meno illustri, che passa via senza annoiare ma anche senza lasciare il segno. Il songwriting è buono, soprattutto perché al virtuosismo antepone sempre e comunque altri elementi ben più importanti.
Nonostante l’omonimia col celebre mago, però l’incantesimo a Ned non riesce e, pur mettendoci impegno, questo album non si trasforma in capolavoro. Cosa manca? Beh, innanzitutto la voglia di ricominciare più e più volte terminato l’ascolto, poi mancano i tre o quattro brani indimenticabili che caratterizzano ogni masterpiece. Mancano i momenti più vivaci, che comunque servono nell’arco di un disco, soprattutto se come in questo caso si tratta di un concept: così sembra che la storia sia decisamente piatta.
Insomma, mio caro Ned, non hai toppato e non hai sfondato. Sicuramente un artista degno di rispetto ma, almeno per ora, più come esecutore che non come compositore.
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