Agathodaimon: un nome che riporta alla mente l’eccellente libro di Philip Pullman intitolato “La Bussola D’Oro” (un ringraziamento caloroso a chi me lo fece scoprire) ma anche e soprattutto una band che, forte oramai di tre dischi, ha sempre miscelato con intelligenza elementi black metal e gothic non limitandosi a copiare eccessivamente da modelli più famosi ma lavorando soprattutto sulla personalizzazione dei brani. Questo sono, o meglio, erano gli Agathodaimon. Attendevo con ansia il terzo capitolo della loro discografia, giunta al climax con l’ottimo “Higher Art Of Rebellion”, pubblicato nel 1999, a cui era seguito un tour in compagnia dei nostrani Graveworm., purtroppo le mie aspettative sono state decisamente deluse. Sicuramente questo “Chapter III” è un lavoro valido e ben prodotto, ma la sulfurea atmosfera che pervadeva i primi lavori della band risulta oramai completamente persa, privando il sound di freschezza e portando la band tedesca al livello di un qualsiasi altro gruppo clone dei Cradle Of Filth o dei Crematory. Non voglio far passare questo album come un disco pessimo, perché così non è, ma non posso fare a meno di notare un’involuzione creativa decisamente preoccupante, che rende i 53 minuti di “Chapter III” a tratti decisamente troppo statici e ripetitivi, pallido riflesso del notevole passato di una band ridotta all’ombra di se stessa. L’estrema orecchiabilità del sound farà si che anche questo lavoro conquisti, seppure per breve tempo, il suo posto al sole; eppure il viale del tramonto sembra oramai decisamente imboccato dallo “spompato” combo di Akaias… spero di sbagliarmi.
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