Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2015
Durata:62 min.
Etichetta:Inverse Records

Tracklist

  1. 23+23
  2. PERMAFROST
  3. KILLER, IRON
  4. HELLBILLIES
  5. FOOL'S PARADE
  6. LIFELINE
  7. THE GREAT ATTRACTOR
  8. RUN LITTLE MOUSE RUN
  9. I AM

Line up

  • Johannes Kurvinen: guitars
  • Jouni Partanen: vocals
  • Panu Nykänen: bass
  • Mikko Kymäläinen: drums
  • Petri Eskola: keyboards
  • Samuli Federley: guitars

Voto medio utenti

Strani personaggi, questi finlandesi Standing Ovation. Da una parte, la perizia strumentale ed un progressive metal spesso patinato, figlio diretto dei Dream Theater dei tempi d'oro; dall'altra, una voce 'normale', intendendosi con questo termine l'assoluto NON cercare l'acuto, la linea vocale d'effetto; da un'altra parte ancora, testi ed arrangiamenti assolutamente schizoidi in tanti casi, che me li fanno assomigliare spesso più a Devin Townsend che a LaBrie e soci.
Insomma, un miscuglio molto molto strano, che pure potrà passare sotto l'etichetta 'progressive metal', ma che contiene una serie di cosucce strane anzichenò.

Questo secondo album, dal titolo "Gravity Beats Nuclear", può essere quindi immaginato come uno strano viaggio compiuto da una band di musicisti eccelsi ma un filo fuori di testa... Si parte con "23+23", piccola perla introduttiva, intro atmosferica e un filo sci-fi alla Ayreon, per poi giuingere a "Permafrost", un gran bel mid-tempo dalla ritmica possente e dalla strofa sottile, molto Threshold. "Killer, Iron" si indurisce ancora di più nel riffing e nella ritmica al limite del thrash, per poi evolvere un bel brano prog-metal potente (bei suoni, tra l'altro, con un bel basso chiaro in cuffia). Segue la prima cosa decisamente strana del disco, ed è quella "Hellbillies" che potete anche vedere nel video in calce: una specie di Simphony X meets Primus, con un testo al limite del ridicolo, spassosissima!

La parte centrale del cd ci presenta i due brani lunghi più di dieci minuti; "Fool's Parade" e "Lifeline", per quanto strane e piene dei soliti momenti che non ti aspetti, risultano a volte devvaero un pò troppo lunghe e prolisse, pur conservando al loro interno le solite sorprese, liriche e musicali. Si chiude alla grande, con "The Great Attractor" che potrebbe essere davvero una traccia dei Dream Theater (al netto della voce), "Run Little Mouse Run" che si lascia andare alla sindrome di Townsend in maniera definitiva e folle, ed una lenta e dolcissima "I Am", quasi fuori posto in un disco così, ma davvero carina.

Insomma, quest'album è un continuo saliscendi; andrebbe ascoltato quantomeno per togliersi la curiosità di ascoltare una declinazione del prog-metal sicuramente insolita.

Recensione a cura di Pippo ′Sbranf′ Marino

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