Come giustamente sottolineato dal collega Gianluca in occasione della recensione del precedente
Seven Bells, i tedeschi
Secrets of the Moon hanno sempre diviso il pubblico: da una parte coloro che li esaltano come massimi esponenti del post black metal, dall'altra coloro che li ritengono oltremodo sopravvalutati.
A mio avviso il quartetto della bassa Sassonia è "vittima", piuttosto, di un fraintendimento: l'associare il loro nome ad un genere come il black metal è, di fatto, un grosso errore.
Se è vero, ad andare in profondità, che nella loro musica ci sono elementi presi in prestito dal metallo nero, è altrettanto evidente che i
Secrets of the Moon suonano tutt'altro.
Adesso, quasi a voler definitivamente risolvere l'equivoco, i Nostri danno alle stampe questo
"Sun", sesto lavoro della loro discografia, che non solo è l'album meno "black" mai composto, ma che è anche il più lontano dalla musica estrema in generale.
Un album, quindi, di cesura rispetto al passato, non solo remoto, un album che proietta, di fatto, i tedeschi in una nuova dimensione artistica.
Certo, come nei dischi precedenti, anche in
"Sun" aleggia, evidente, lo spirito dei Celtic Frost, da sempre modelli di riferimento per i Secrets, ma questa volta sono altri gli elementi a diventare preponderanti.
Quali?
Prima di tutto l'uso della voce.
Scordatevi lo scream.
"Sun" è quasi interamente cantato, ottimamente, con voce pulita.
Una voce sofferta, triste e carica di pathos. Un voce, un modo di cantare, dal sapore molto "post".
Poi le strutture sonore.
Il nuovo album è una sorta di ibrido che unisce Alice in Chains, Nevermore, dark e post metal, suggestioni occulte ed una evidente propensione per atmosfere doom, dense e cariche di spirito nero quasi a rifare il verso ai Triptykon (ovviamente).
Il risultato finale?
A mio modesto parere da brividi!
Pezzi come la lancinante
"Hole", di cui difficilmente scorderete il ritornello, la delicata
"Man Behind the Sun", di chiara matrice Alice in Chains, la dura
"Mark of Cain" con le sue spettrali atmosfere, o la splendida opener
"No More Colours", che rappresenta una sorta di ponte con il disco precedente, sono tra le cose migliori mai composte dai
Secrets of the Moon, e sono palese testimonianza della validità di un gruppo che oggi, finalmente a mio modesto parere, viene fuori in maniera definitiva.
"Sun", senza troppi giri di parole, è la cosa migliore mai composta dal gruppo tedesco e, lo sottolineo di nuovo, NON è black metal. Nemmeno di striscio.
Cosa è?
Un grande disco che vi consiglio, caldamente, di ascoltare se non appartenete alla schiera dei "duri & puri".
"gods and mortals
animal
it’s time to face the truth
there is no hope
give away yourself into the hole"