Copertina 8

Info

Anno di uscita:2015
Durata:55 min.
Etichetta:Frontiers Music

Tracklist

  1. NOWHERE TO HIDE
  2. LET LOVE RULE
  3. FOREVER
  4. ANOTHER DAY
  5. DARK ANGEL
  6. BLEED IN THE RAIN
  7. FACE TO FACE
  8. WHERE DO I GO
  9. MIDNIGHT MEMORIES
  10. DON’T SLIP AWAY FROM ME
  11. DID YOU FEEL ANY LOVE
  12. I’M FREE

Line up

  • Robbie Lablanc: vocals, backing vocals
  • Philip Lindstrand: guitars, bass, backing vocals
  • Soren Kronqvist: keyboards
  • Daniel Flores: drums, keyboards, backing vocals
  • Angelica Rylin: vocals on “Another Day”
  • Christopher Vetter: guitar
  • Thomas Vikstrom: backing vocals
  • Redas Jefisovas: backing vocals

Voto medio utenti

Che i Find Me fossero altamente competitivi nella convulsa tenzone dell’attuale rockrama melodico era chiaro anche solo leggendo i nomi coinvolti nel progetto. Il loro debutto “Wings of love” lo aveva ampiamente confermato alla prova dei fatti, pur scontando, almeno alle orecchie del sottoscritto, un pizzico di “superficialità emotiva”, un alito d’apatia compositiva che non consentiva ai brani di conquistare fino in fondo i sensi.
Ebbene, cari chic rockers impegnati alla lettura, la grande notizia è che in questo nuovo “Dark angel” il team creativo (cui prendono parte il “nostro” Alessandro Del Vecchio, Mark Mangold, i fratelli Martin e Niclas Olsson, oltre a Soren Kronqvist e Philip Lindstrand, impegnati anche come strumentisti ) ha dato il meglio di sé, consentendo all’impeccabile controparte esecutiva di spiegare davvero le ali e volare lassù alle pendici della soddisfazione cardio-uditiva.
L’unica conditio sine qua non per godere di tale importante gratificazione è che siate estimatori di una versione molto ottantiana del melodic rock e che non cerchiate sfumature “moderniste” in un settore che comunque fa del rigore stilistico una delle sue tipiche peculiarità.
Qui tutto rimanda alle icone “classiche” del settore, e la voce stentorea di Robbie Lablanc in tale contesto è semplicemente perfetta, marchiando in maniera indelebile una serie di brani dalle strutture molto “familiari” e tuttavia stavolta talmente pregne di feeling e di spiccatissimo gusto melodico da scacciare immediatamente ogni ombra di fastidioso manierismo.
Survivor, Loverboy, Giant, Signal, addirittura bagliori dei cult heroes Van Stephenson affiorano nella mente durante l’ascolto dell’albo, ma la loro citazione non appare mai invadente e molesta e finisce esclusivamente per alimentare l’entusiasmo di chi sa ancora distinguere la differenza tra ispirazione genuina e patetica parodia.
Cinquantacinque minuti di splendida musica, insomma, in cui anche la “nostalgia” diventa un sentimento in qualche modo propositivo, alimentato dall’estensione degli arrangiamenti e dalla ricchezza delle melodie, per un effetto “contagio” che si concretizza fin dallo sfarzo dell’opener "Nowhere to hide” (una sorta di guanto di sfida agli House Of Lords …) e s’interrompe solo quando l’ultima nota della brillante trascrizione di “I’m free” (di Kenny Loggins, pezzo contenuto nella colonna sonora di “Footloose”, a proposito delle ambientazioni di riferimento dell’opera ...) lascia l’astante in una condizione d’astinenza che lo costringe all'ennesima pressione del tasto play.
Tra gli estremi, altre dieci perle di scintillante purezza sonica, dall’ariosa spigliatezza di “Let love rule”, alla carica romantica di “Forever” e “Don’t slip away from me”, dalle adescanti opulenze armoniche di “Another day” alle suggestioni vagamente Asia-tiche di “Bleed in the rain”, senza trascurare la ruffianeria “radiofonica” di “Face to face” e della poppettosaMidnight memories”.
Se non vi tornano i conti è soltanto perché i restanti titoli del programma meritano un’ulteriore sottolineatura di merito: rimanere impassibili di fronte alla favolosa ombrosità della title-track e di “Where do I go” o non rabbrividire di compiacimento al cospetto della scintillante “Did you feel any love” equivale a soffrire di disturbi della sfera affettiva, o forse, più prosaicamente, attesta di non avere nel cuore la storia di questi suoni immarcescibili.
Un disco di comprovata ed evidente “fede” artistica, un aspetto che non svilisce in nessun modo la sua pressoché assoluta eccellenza … qualora rimpiangiate gli anni d’oro del genere, ora sapete dove rivolgervi.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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