I
Mirror sono l’inquietante bassista
Tas Danazoglou (Satan's Wrath, ex-Electric Wizard), il
drummer e
producer (Ghost, Cathedral, Paradise Lost)
Jaime Gomez Arellano, i chitarristi
Stamos K (Satan's Wrath) e
Matt Olivo (Repulsion) e il
vocalist Jimmy Mavromatis, i quali tutti assieme, dopo un’attenta e profonda
riflessione, decidono d’indirizzare i propri sforzi artistici verso una forma molto rigorosa di
hard n’ heavy, dalle importanti connotazioni occulte e oscure.
Sorpresi? Non credo … il panorama musicale contemporaneo è ormai pressoché saturo di
bands che si rifanno pesantemente a Black Sabbath, Mercyful Fate, Judas Priest, Iron Maiden, Witchfinder General e Angel Witch e comincia a essere veramente difficile districarsi tra tutti questi
paleontologi del
rock, non sempre capaci di tradurre lo studio dei “classici” in una propositiva trascrizione sonora, credibile anche sotto il profilo attitudinale.
I nostri, in realtà, tentano di “personalizzare” la proposta aggiungendo al pulsante impasto dosi significative di
hard-rock, riprodotte attraverso le effigi monumentali di Rainbow, Deep Purple e Uriah Heep e sebbene anche in questa scelta non si dimostrino particolarmente originali, bisogna anche ammettere che complessivamente la cosa funziona piuttosto bene, grazie a composizioni ben congeniate, esecuzioni precise e ispirate e un ottimo cantante, sagace discepolo di R.J. Dio, Damien King, Halford e (in minima parte) King Diamond.
Lo stile melodrammatico di
Mavromatis è, in effetti, un rilevante valore aggiunto, e fin dall’eponima
opener la sua voce fornisce un fascinoso contributo, completato dalle chitarre
Blackmoriane di
Stamos K e
Olivo e da un’atmosfera pregna di magnetismo e tensione espressiva.
“
Curse of the gypsy” è un piacevole tuffo nella
NWOBHM più evocativa, “
Year of the red moon” scandaglia con gusto i gorghi del
doom, la potente “
Heavy king” mesce Maiden e Heeps, mentre l’epica “
Madness and magik” celebra il monolite “
Mob rules” (“
Country girl”, nello specifico) con disinvolta impudenza e notevole efficacia.
Ancora squarci di primitivo
british metal nelle furenti cavalcate di “
Galleon”, “
Cloak of a thousand secrets” potrebbe riuscire a mettere d’accordo i
fans di
Sabs, Steppenwolf e MSG e dopo l’iridescente intermezzo strumentale “
Orion's sword”, tocca all'enfatica e caliginosa “
Elysian” porre la nobile pietra tombale su un albo che garantisce sensazioni forti ai tanti estimatori della tradizione e pone i
Mirror non troppo distanti dai fuoriclasse del settore.
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