L'impennata d'interesse che si è creata intorno al filone doom negli ultimi tempi, ha avuto come effetto nient'affatto marginale quello della ricomparsa di personaggi dei quali si erano perse completamente le tracce. Uno di questi è David Chandler, chitarrista e mente dei seminali St.Vitus più volte citati come influenza determinante in quest'ambito.
Chandler, dopo un decennio di anonimato, ha deciso di lanciarsi in un nuovo progetto trovando collaborazione nel bassista Ron Holzner, anch'egli vecchia conoscenza degli appassionati per i suoi trascorsi nei Trouble. La formazione prende il nome di Debris Inc. ed è stata completata in forma di power-trio grazie all'intervento di svariati batteristi della scena, tra i quali citiamo Jimmy Bower (Eyehategod, Down, Superjont Ritual, ecc.) e Greg Rogers (The Obsessed, Goatsnake, ecc.).
L'album di debutto presenta caratteristiche piuttosto diverse da ciò che ci si poteva aspettare. Ovviamente la componente doom è ben presente, solida e corposa, con gli inconfondibili toni lugubri e misterici della chitarra di Chandler a condurre le danze, vedi l'eccelsa e soffocante "The old man and his bong","Junkbak", l'estesa ed agghiacciante "Pain", brani che non temono il confronto con le più recenti produzioni stoner/doom. Quello che invece sorprende è la massiccia presenza di episodi punk/hardcore, perlopiù schizzati e sgangherati ("Full of shit","The nightmare","Shut up", le cover "Nausea" e "I love living in the city") i quali mettono in luce un lato sconosciuto della personalità musicale di Chandler e gettano un insolito ponte tra due movimenti raramente accostati. Ad esempio un esperimento similare fu tentato molti anni fa dai misconosciuti statunitensi Post Mortem con l'album "Coroner's office"('86), all'epoca frettolosamente inserito nel calderone thrash ma con evidenti direttrici ultra-doom contaminate dall'hardcore. La spiazzante alternanza di lentezza cimiteriale ed accellerazioni fulminanti non ebbe troppo successo, ma i Debris Inc. provano a rispolverarla oggi sulla base di un ventennio di sperimentazioni di ogni specie.
A mio avviso Chandler ha il notevole merito di aver scelto una strada impervia per il suo ritorno sulle scene. Invece di riciclare qualche vecchio riff dei St.Vitus e di sfruttare comodamente l'antica gloria, come fanno tanti vetusti personaggi a caccia di nuova credibilità, ha cercato di esporre un volto inedito della sua attitudine musicale e ciò mi sembra onesto e positivo, oltre che piuttosto rischioso.
Va detto però che il lavoro manca di coesione, è disordinato, alcuni brani hanno l'aspetto di riempitivi, ed inoltre è stato registrato low-fi in maniera quasi imbarazzante, equilibrando in negativo gli aspetti convincenti della proposta. Se l'album troverà credito solo tra una ristretta cerchia di cultori è comunque importante che Chandler abbia ritrovato valide motivazioni per riproporsi in ambito heavy, visto che c'è sempre bisogno di musicisti in grado di esprimere un carisma trascinante anche a livello di nicchie d'ascolto. Pur se questo primo episodio è soddisfacente solo in parte, ho concreta speranza che i Debris Inc. raggiungeranno presto la qualità che ci si attende da loro.
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