Il disco di esordio di questa one-man band lucana giunge a noi dopo otto anni dall’ultimo demo
“Fides” uscito nel 2007. Ovviamente non sono stati necessari 8 anni per realizzare questo album, ma l’esperienza maturata in questo periodo di tempo è stata fondamentale a
Uruk-Hai, unico membro di questo progetto, per concepire e materializzare
“Viteliù”. Infatti
Uruk-Hai, nel corso di questi anni ha avuto modo di suonare e cantare per diverse band confrontandosi con diversi generi musicali: black/death metal sinfonico con i
Nefertum, melodic black metal con gli
Infernal Angels, grind/brutal death metal con i
Modus Delicti, thrash/death metal con
Stefano Zani’s Project e inoltre ha esso stesso creato anche un progetto depressive black metal parallelo chiamato
“A Tree”. Tutte queste esperienze, unite all’abilità di saper comporre per tutti gli strumenti, alle capacità tecniche di gestire il suono, al gusto per il melodico e all’interesse per le tematiche storiche hanno fornito tutto ciò che era necessario per realizzare
“Viteliù”.
Si tratta di un concept album incentrato sulle vicende storiche che hanno interessato le popolazioni che abitavano l’Italia meridionale e centrale, in particolare i Sanniti, che si opponevano alle politiche di espansione e sottomissione da parte degli antichi Romani. Le liriche epiche dell’album trattano in particolare delle cruente battaglie che si sono susseguite tra il IV secolo a. C. al I secolo a. C. partendo dalla
Battaglia delle Forche Caudine del 321 a.C., dove si ebbe una delle peggiori sconfitte di Roma proprio ad opera dei Sanniti, fino a giungere all’82 a. C. dove le milizie italiche guidate dal sannita
Ponzio Telesino e dal lucano
Marco Lamponio unitesi alle milizie romane democratiche guidate da
Gaio Mario nella guerra civile romana o guerra sociale si scontrarono tra l’1 e il 2 novembre all’ingresso di Roma a Porta Collina contro le truppe dell’aristocrazia romana guidate da
Lucio Cornelio Silla. Roma fu a un passo dalla caduta, ma per diverse situazioni favorevoli a Silla, la battaglia, aspramente combattuta ed estremamente sanguinosa (50.000 morti tra le due fazioni), fu vinta dall’aristocrazia romana guidata da
Silla. Questa sconfitta segnò la disfatta dei Sanniti e delle altre popolazioni italiche che dovettero sottomettersi ai Romani.
Questa tematica è stata utilizzata anche dai
Draugr per l’album
“De Ferro Italico”, però senza voler togliere nulla alla ormai disciolta band chietina, le atmosfere epiche e il cantato fiero e guerriero del black metal degli
Omnia Malis Est risulta più adatto a descrivere l’abilità, la ferocia, la dignità e lo spirito indomito dei guerrieri della
Legio Linteata e in generale dei popoli italici che non intendevano rinunciare alla propria storia e alla propria identità per sottomettersi ai loro invasori.
Uruk-Hai descrive tutti questi avvenimenti storici nelle liriche dell’album affidandosi anche per alcune parti di
“Al dì delle Forche” alle descrizioni in latino e in osco, l’antica lingua parlata anche dai Sanniti, dello storico romano
Tito Livio contenute nel suo celebre
“Ab Urbe Condita” e alla dolce poesia di
Catullo per il finale di
“A Diana”.
Da un punto di vista musicale l’album è sostanzialmente basato su un black metal potente ma allo stesso tempo molto melodico con qualche parte death e qualche piccola sezione thrash come in
“Al dì delle Forche”. Inoltre vi sono dei break qua e là dove regnano dolci arpeggi di chitarra acustica che esprimono di volta in volta sentimenti di pathos e/o gioia di vita. Molto belle in tutto l’album le parti di chitarra elettrica suonate tutte da
Uruk-Hai che, invece si serve di
Gabriele Gramaglia per gli altrettanto ottimi arpeggi acustici.
Il disco potete immaginarlo diviso in due parti dal dolce e sofferto strumentale midtro
“Ner Tefúrúm”, dove le prime quattro tracce descrivono oltre alla guerra e alla fierezza dei guerrieri italici anche il loro periodo d’oro nel quale viene enfatizzata la loro storia (il Ver Sacrum), la loro cultura e le tradizioni; mentre le ultime tre rappresentano la sconfitta in guerra dei popoli italici, dove viene esaltato il loro sacrificio fino alla morte nel nome della loro antica cultura che non vogliono sia soggiogata da quella dei Romani
Su tutti i brani spiccano sicuramente la title track
“Viteliù” e la magnifica
“Sabella Carmina”. Il primo brano perché ha un’energia formidabile ed è veramente trascinante nel suo coinvolgimento all’ascolto. Con un inizio soft veramente regale nel quale si odono onde del mare che si infrangono sulla costa sovrapposti ad arpeggi di chitarra ai quali si sommano man mano gli altri strumenti a partire dalla batteria, dopo circa un minuto e quaranta si scatena il black metal degli
Omnia Malis Est con una musicalità epica come non mai. La voce di
Uruk-Hai con diverse auto sovrapposizioni amplifica ancor di più queste sensazioni in modo da rendere il pezzo irresistibile ed estremamente coinvolgente. Se poi accompagnate l’ascolto del brano con la visualizzazione dell’ottimo video realizzato da
EstremArte per questa traccia vi sentirete ancora più carichi dello spirito guerriero di questi nostri antenati.
“Sabella Carmina” parte con un incalzante black metal dove la voce in screaming di
Uruk-Hai è in perfetta sintonia con la furia musicale del brano, poi dopo circa tre minuti brano la musica rallenta e dopo alcuni attimi di silenzio riparte con un arpeggio di chitarra che introduce un’altra veloce e prorompente parte cantata in inglese dall’aspro screaming dell’ospite
Lord Kaiaphas (ex-
Ancient) al quale nel finale fa da controparte la dolcissima ed eterea voce di
Valentina “Diana Luna” Cesareo. Anche per questo brano è stato realizzato un video da
EstremArte che è anch’esso di ottima fattura e che vi invito anche in questo caso a visualizzare.
Gli altri brani sono tutti su livelli alti e non sono mai stancanti sia per i diversi movimenti che li caratterizzano nei quali vengono alternate parti lente a sfuriate black e sia per l’uso della voce da parte di
Uruk-Hai che in molte occasioni adattandosi al mood del brano ne dà un’interpretazione quasi teatrale. Questo accade sia in
“A Diana” che in
“Primavera Sacra”, che in maniera magistrale in
“Disfatta”.
Per una volta abbandonate:
“Carthago delenda est!” e cantate liberamente:
“Guerrieri
Del greco Ares
Mamerte
Popolo di eroi
Sanniti
Irpini
Lucani
L’Italia spetta a noi.”