Copertina 9,5

Info

Genere:Black Metal
Anno di uscita:2005
Durata:51 min.
Etichetta:Karisma
Distribuzione:Masterpiece

Tracklist

  1. I
  2. II
  3. III
  4. IV
  5. V
  6. VI
  7. VII

Line up

  • Hoest: Vocals, Guitars
  • Lava: Bass, Vocals, Guitars
  • Mord: Drums
  • C. Corax: Guitars
  • Taipan: Vocals
  • Nattefrost: Vocals
  • Nordavind: Vocals
  • Discomforter: Vocals
  • Utflod: Piano

Voto medio utenti

Dopo aver preso in esame "Nattestid ser porten vid" (1999) e "Over Bjoergvin graater himmerik" (2002) nelle precedenti recensioni, passiamo oggi all'ultimo capitolo della trilogia dei Taake: "Hordalands doedskvad" ("Canto funebre dell'Hordaland"), rilasciato nel 2005 sotto l'egida della Dark Essence Records.

Qui vediamo sempre Hoest a chitarra e voce; mentre al posto di Keridwen (R.I.P. 2015), Radek Nemec - meglio conosciuto anche come Lava negli Aeternus -, al basso e alla chitarra nella 1° e nella 7° traccia, oltreché al microfono nella 2° e sempre nella 7°. Mord alla batteria e il talentuoso Corax all'altra chitarra. Il quale, Corax, non molto tempo dopo questa registrazione finirà in prigione per tentato omicidio, avendo accoltellato qualcuno; e in seguito convertitosi a Dio lascerà definitivamente la scena metal.
L'album vede anche la presenza di vari ospiti, illustri, e altri meno in vista, come Nattefrost e J.Nordavind degli amici Carpathian Forest; Discomforter, Taipan, Steigen, Stoever e Utflod (piano).
Ovviamente, come il precedente episodio, anch'esso è stato prodotto agli iconici Grieghallen studios per mano nuovamente di Pytten, coadiuvato da Steigen; i quali riuscirono a donare a questa opera un tocco crudo, potente e sufficientemente nitido da poter contenere tutta l'estrosità del songwriting di Hoest.

Entrando nello specifico di "...doedskvad",
questo si presenta con la medesima struttura dei primi due episodi; dunque anch’esso suddiviso in sette capitoli dall’omonimo nome del full-length.

"...doedskvad" si può considerare come un LP che colma il profondo iato che intercorreva tra la furia gelida, iconoclasta e monocromatica di "Nattestid ser porten vid", e l'estrosità poetica, spinta ai limiti del Progressive, infarcita di variopinti elementi mutuati dall'Heavy Metal, dal Folk, il Rock/Punk, e non solo, di "Over Bjoergvin graater himmerik".

Qui si propende per dinamiche più cruente e sanguinarie, e indubbiamente meno poetiche; fattore che si ripercuote anche nei testi, rigorosamente in antichi caratteri runici, caratterizzantesi per un'introspettività tetra e densa di connotati omicidi. Una furia sonora che poggia i piedi tanto sul terreno del tradizionale True Norwegian Black Metal, quanto su prepotenti innesti Thrash. Questi si avvertono subito dall'open-track, così come gli echi della Bay Area della seconda traccia.
Inoltre non rinunciarono alle sperimentazioni e al guitarwork melodico di matrice Heavy; ai richiami al Folk, rinvenibili per esempio nell'immancabile strumentale del capitolo "VI", e a qualche tratto sinfonico che si inserisce nell'irruenza del magma sonoro scatenato dai Taake (provate a fare attenzione al quarto brano).
Tutto però viene convogliato all'interno di un ambito estremamente aggressivo, diretto e intransigente.
Vi è tanto odio qui dentro, tristezza e disperazione, che vengono in parte stemperati da alcune note di piano e altre delicatezze sublimi, che solo un'artista come Hoest poteva permettersi di condensare in misura così convincente ed emozionante.
Si arriva alla fine dell'ascolto travolti dall'emozione dei venti oscuri del nord; gelidi e al tempo stesso carismatici, ricchi di rimandi ai grandi classici della nostra amata musica… Non può non scendervi una lacrima, quando il riff monocorde, che è quanto di più norvegese vi sia, chiude con dilaniante ed elitaria solennità il capitolo di una trilogia magica…
Ponendo termine a un'era destinata a non risorgere.






Recensione a cura di DiX88

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