Copertina 7

Info

Anno di uscita:2015
Durata:30 min.
Etichetta:Independent

Tracklist

  1. DECLARATION OF FLUFFINESS
  2. I LOVE KITTENS
  3. CHOCOLATE HOLOCAUST
  4. TEDDY BEAR
  5. I STILL BELIEVE IN SANTA
  6. BREAD BUTTER AND HONEY
  7. ADDICTED TO GOLDEN CYRUP
  8. CANDY CRUST SAGA
  9. ATOMIC KINDER EGG
  10. FIRST DATES ARE MADE FOR WALKING
  11. MASS-SACHER
  12. MARZIBLAST
  13. PIEVOROUS
  14. GOREADOR
  15. UNDER A FUNERAL MUFFIN
  16. HUG ME
  17. REVENGE IS AN ICECREAM
  18. PANZER DIVISION MUFFIN
  19. SAVE THE LAST DANCE
  20. SNACK OF DOOM

Line up

  • Andrea Pierozzi: guitars, vocals
  • Dario Agostini: bass, vocals
  • Leon Scaramelli: drums

Voto medio utenti

Menstruophagist! “Chi è capace ti tanto abominio? Neanche i Carcass hanno osato concepire un termine di questo tipo. Chi mai si è potuto dotare di un simile moniker per descrivere la propria band?” Andiamo a leggere il titolo dell’album e delle singole tracce per avere qualche informazione in più:
“Lollipocracy”, “Declaration of Fluffiness”, “I Love Kittens”, “Chocolate Holocaust”, “Teddy Bear”, “I Still Believe in Santa”, “Bread Butter and Honey”, “Addicted to Golden Cyrup”, “Candy Crust Saga”, “Atomic Kinder Egg”, “First Dates Are Made for Walking”, “Mass-sacher”, “Marziblast”, “Pievorous”, “Goreador”, “Under a Funeral Muffin”, “Hug Me”, “Revenge is an Icecream”, “Panzer Division Muffin”, “Save the Last Dance”, “Snack of Doom”.
“Beh …, che dire, nessuna traccia di sangue! (Scusate il gioco di parole) E già andiamo bene così, e poi … che titoli!” Andiamo a scoprire la nazionalità della band: italiani! Ultima conferma … età media: circa 20 anni a occhio e croce.
Tranquillizzatevi, non siamo di fronte a mostri abominevoli! Si tratta ovviamente di una band di giovincelli che giustamente coinvolti dal genere musicale che suonano (per chi ancora non lo avesse capito brutal death grind) hanno intelligentemente e goliardicamente sfruttato al massimo le potenzialità del lessico inglese per creare una parodia di se stessi e del genere che suonano (come hanno fatto i connazionali Buffalo Grillz, per chi li conosce). OK, il nome è originalissimo e merita una menzione, sicuramente ai loro concerti attrarranno orde di fanatici del genere, specialmente di giovane età, ma per quanto eseguano noise music, come se la cava questo trio?
Qui devo riprendere il mio aplomb di recensore serio e terminare di scherzare. Mi reco all’ascolto e resto favorevolmente colpito. Questi ragazzi ci sanno fare, niente di nuovo e innovativo per intenderci, del resto in questo genere si è detto probabilmente tutto, però la musica creata dai Menstruophagist è ben realizzata. Gli elementi del genere ci sono tutti: voce growl imponente, accordature super ribassate, seconda voce in scream quando occorre, batteria dirompente, stop and go da cardiopalma, pezzi medio-corti e di durata di alcuni secondi, parti super-rallentate e olocausto sonoro. Nonostante la produzione non sia di quelle super costose di tipo boombastic, i suoni del disco sono ben riprodotti e distintamente udibili. Questo dettaglio è fondamentale in questi dischi che sono suonati in maniera velocissima per evitare che si passi dalla musica (anche se estrema) al vero e proprio rumore. I Menstruophagist in relazione a questa problematica hanno adottato una soluzione che, pur mantenendo i suoni distinti, produce un risultato che arriva nelle orecchie dell’ascoltatore come un muro sonoro. Per dirla all’inglese: “In your face!”. Non mi soffermo sui singoli pezzi che sono ben 20 per circa 30 minuti di musica, però devo complimentarmi per alcuni titoli che sono veramente esilaranti, scelgo tra tutti: “Mass-sacher” e per il coraggio di iniziare il disco con un accenno di cover del brano “C'era un ragazzo che come me amava i Beatles e i Rolling Stones” di Gianni Morandi, ma lascio a voi il compito di vedere come va a finire …
I Menstruophagist riescono ad avere la sufficienza ampia, però,devo fare un appunto alla band senza sapere se mi sbagli o meno, sembrano aver copiato in tutto e per tutto l’attitudine dei Buffalo Grillz da svariati punti di vista. Sia per la scelta di essere una parodia di se stessi e del panorama metal, che per la scelta dei titoli goliardici delle tracce, per l’uso delle vocals come semplici grugniti liberatori, per la mancanza di testi dei singoli pezzi e persino per la smaterializzazione di una mitica canzone popolare italiana (i Buffalo Grillz hanno osato “rielaborare” nientemeno che: “La canzone del sole” di Lucio Battisti, decomponendola brutalmente in: “La canzone del sale”). Comunque, anche se così fosse, la giovane età dei componenti giustifica qualunque fisiologica emulazione e se per i Buffalo Grillz la carne risulta essere indispensabile alla loro dieta, dai titoli delle tracce di “Lollipocracy” risulta chiaro che questi … phagist adorano nutrirsi soprattutto di dolciumi e di altre prelibatezze culinarie senza apporto di sangue.
Dopo tutto ciò che ho scritto dovrebbe essere chiaro che gli aficionados del genere hanno l’obbligo di mettere mano al portafoglio per premiare questa band e supportarla soprattutto dal vivo, se non altro perché è italiana e non ha nulla da invidiare alle tanto blasonate band straniere che suonano lo stesso genere musicale.
Recensione a cura di Enrico Mazziotta

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