Solo un anno di vita (anche se il gruppo arriva da un’altra avventura artistica denominata Smoke Circles) è stato sufficiente ai bellunesi
Aftersmoke per sfornare questo godibile debutto discografico dal titolo “
Outliers”.
Il quartetto si muove nell’ambito del grande calderone dell’
alternative, mescolando con una certa sagacia
post-grunge e scorie di
hardcore melodico americano, indirizzando i suoi sforzi espressivi verso i sostenitori di formazioni come Alter Bridge, Foo Fighters e Biffy Clyro, dimostrando di saper interpretare piuttosto disinvoltamente i dettami tipici del genere di riferimento.
Riff taglienti e calibrati, ritmiche poderose e accattivanti, un suono corposo e sufficientemente vario, pilotato da una voce piena e comunicativa (non è difficile immaginare che Myles Kennedy sia uno dei principali numi tutelari del bravo
singer della
band), rappresentano i tratti distintivi di un programma intrigante, a cui, per emergere definitivamente dal pantano dell’
underground contemporaneo, manca solamente un pizzico di maggiore incisività e intensità (soprattutto nei frangenti più suadenti), elementi essenziali per soggiogare il centro nevralgico delle sensazioni del pubblico.
Ci sarebbe, in realtà, anche la questione della “personalità”, ma da quanto si apprezza dalla mezzora abbondante dell’opera mi sento di considerare i veneti già sulla strada giusta, con piccoli “eccessi d’ispirazione” non fastidiosi e comunque facilmente emendabili con l’incremento dell’esperienza.
E poi diciamo la verità, una “bella canzone”, in particolare in un settore “radiofonico” come questo, è senz’altro più importante di un carattere assolutamente “distintivo” ed ecco che l’emotiva e pulsante ”
John Doe”, la scura "
Rebels”, la malinconica ”
Outliers” e le vibranti “
Concrete” e “
Fjords” (nonostante i rimandi abbastanza evidenti ad Alter Bridge e Pearl Jam, rispettivamente) sono piuttosto vicine alla succitata definizione, lasciando presagire sviluppi futuri parecchio incoraggianti.
Altrove le situazioni sonore appaiono lievemente prevedibili (“
Wind of may”, “
Dorian”) o stucchevoli (“
Gerome”) e tuttavia quello che rimane nella globalità dell’ascolto è un’impressione positiva, che conduce inevitabilmente alla classica esortazione … continuate così, ragazzi!
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