Liesegang - Visual Surveillance of Extremities

Copertina 8

Info

Anno di uscita:2005
Durata:58 min.
Etichetta:Escape
Distribuzione:Frontiers

Tracklist

  1. A PRAYER FOR THE DYING
  2. SNAKE EYES
  3. LAST TEMPTATION
  4. WORLDS COLLIDE
  5. NEW ADDICTION
  6. VIVALDI TEMPO IMPETUOSO (INSTRUMENTAL)
  7. THE GATHERING
  8. LOST HORIZONS
  9. THE BALLAD OF BIBLE JOHN
  10. BLACK WINTER
  11. OLD FATHER TIME (INSTRUMENTAL)

Line up

  • Doogie White: vocals
  • Bill Liesegang: guitar, bass, keyboards
  • Thomas Lang, Barry (Gas) Fitzgerald: drums
  • PJ Phillipson, Si Mulvey: bass
  • Roger Scott Craig, Michael Wolff: keyboards

Voto medio utenti

Doogie White è una delle migliori voci rock attualmente in circolazione; se le sue passate esperienze con Rainbow, Cornerstone, Yngwie Malmsteen e Praying Mantis non erano bastate a persuadervi, credo potrà farlo questo disco in cui il singer scozzese condivide il monicker con l’eccellente chitarrista (e all’occorrenza anche bassista e tastierista) Bill Liesegang, un altro che a livello di curriculum non scherza affatto (Nina Hagen, Rod Stewart, Harlan Cage, 101 South, John Wetton e molti altri).
Del resto se White aveva convinto due musicisti esigenti come Blackmore e Malmsteen, sicuramente intenditori in fatto di cantanti (visto quelli con cui hanno avuto a che fare), “qualche” qualità la dovrà pur avere! Lo stesso Liesegang dimostra una gran competenza nello scegliersi i “soci”, tenendo conto che, già nel suo disco solista “No strings attached” del ’96 (ma ristampato dalla stessa Escape nel 2003), si era accompagnato con un paio d’ugole non esattamente “dozzinali” come quelle di John Wetton e Glenn Hughes (più l’abrasivo Tony Thurlow), non so se mi spiego …
Chissà che proprio in quell’occasione il guitar hero non abbia imparato, nonostante i “miti” che si contendevano il microfono, ad apprezzare le doti di Doogie, allora limitatosi ad alcune backing vocals.
“No strings attached” era sicuramente un ottimo disco, impreziosito, come detto, da presenze importanti, ma, a mio parere, non raggiungeva l’eccellenza assoluta di questo “Visual surveillance of extremities”, che vede tra gli altri, anche la partecipazione del keyboard player di Harlan Cage e 101 South, Roger Scott Craig, che in questo modo contraccambia il favore della passata collaborazione di Mr. Liesegang.
I titolari del disco si dimostrano due artisti formidabili, che quando è stata distribuita la tecnica e la passionalità, sono riusciti con tutta probabilità ad eludere la sorveglianza ed esserne riforniti ripetutamente ed ora le mettono in mostra in questo disco di splendido hard rock, instillato di blues, rinvigorito da alcune trame più oscure e da minime e piacevoli esibizioni da guitar-virtuoso, che non teme, inoltre, di “sporcarsi” con suoni dal taglio “moderno”.
Spesso, durante l’ascolto, affiorano alla mente i Rainbow, i Deep Purple, i Whitesnake o i Sabbath meno “cupi”, ma questo non è affatto un male, se si è dotati di un songwriting e di cognizioni tecniche come quelle possedute dai nostri.
“A prayer for the dying” riflette i raggi di un Arcobaleno dalle tenui sfumature Porpora, svelando l’eccelsa laringe di White e il gusto esecutivo di Liesegang, sostenuti da un dirompente ed incalzante metronomo ritmico, “Snake eyes” incrementa la dose di hard-blues e le vocals “doppiate” non possono che rammentare i Whitesnake o ancora i Purple, in un brano assolutamente entusiasmante in tutte le sue parti, compreso l’ispirato guitar solo, mentre con “Last temptation” l’atmosfera cambia repentinamente, spostandosi verso un groove pesante e cadenzato, un po’ “Osbourniano” (grande la duttilità vocale), con un refrain scandito ed alcune traiettorie sonore maggiormente “aggiornate”.
E’ tempo di ballad ed ecco la delicata “World collide” ancora una volta molto valida ed emozionante, in “New addiction” affiora un certo flavour funky, con Doogie che, in alcuni momenti, si avvicina all’immenso Hughes, per una traccia che vive di una dicotomia tra quest’approccio avvolgente e gli strappi più aggressivi del coro e in cui lo “zero-crinito” Billy regala un altro ottimo assolo.
Lo strumentale all’insegna del “heavy meets classical” (una scelta di certo non inedita, ma in ogni caso, a piccole dosi, sempre apprezzabile) dal titolo “Vivaldi tempo impetuoso”, offre l’opportunità di sfogo “egocentrico” al nostro guitar player, prima che l’ispirazione Rainbow-iana catapultata nel 2005 alimenti nuovamente la magnifica “The gathering”, con i due protagonisti a contendersi la palma del migliore (per la cronaca, si tratta di un pareggio, per la gioia delle orecchie) e che la bella linea melodica della vivace “Lost horizons” si stampi indelebilmente nella corteccia cerebrale.
“The ballad of Bible John”, a dispetto del titolo, è tutto meno che una ballata … sembra quasi di ascoltare R.J. Dio jammare con Zakk Wylde e qualcosa di più “nuovo” (nelle vocals effettate) e con “Black winter” la componente di solido hard-rock tradizionale prende nuovamente il sopravvento.
C’è ancora tempo per un altro brano esclusivamente musicale, “Old father time”, che in questo caso mette in luce gli aspetti introspettivi e ricercati del guitar playing di Liesegang, con dedica speciale al padre recentemente scomparso.
Dal punto di vista della resa e dell’impatto acustico il disco rasenta la perfezione: equilibrato, potente, pulito, ma non asettico … un gran bel lavoro svolto dallo stesso Billy alla produzione e da Tommy Hansen in fase di mixaggio.
Finalmente un’all-star band che mantiene tutto quello che promette … Fatelo Vostro, ma attenzione … è un prodotto che crea dipendenza.
Recensione a cura di Marco Aimasso

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