Questo trio di Bordeaux evidenzia uno stile a metà strada tra l’alternative rock più robusto ed il metal-stoner con approccio moderno. Sound compatto, a tratti serrato come nelle rocciose “
On a bed of sulfur” e “
Ammunitions please”, senza però disdegnare passaggi ombrosi e vibrazioni liquide.
Un po’ Torche ed un po’ Mastodon, con reminiscenze melodiche anni ’90 del genere Soundgarden o Smashing Pumpkins. L’equilibrio dei francesi tra heavy e melodia è buono, così come le loro capacità tecniche, anche se c’è qualche calo di tensione all’interno del lavoro.
Un pezzo particolarmente significativo della proposta degli
Appollonia è la variegata “
Everest”, che coniuga una cupa pesantezza di fondo con atmosfere ariose, quasi ieratiche. Segno di una certa maturità compositiva e di capacità ancora in via di sviluppo. Buoni anche i momenti puramente riflessivi di “
To study lips” e “
Anelace”, mentre il mood progressive della conclusiva “
Welsh rarebit” appare un po’ pretenzioso e spezzettato.
Questo e qualche altro episodio di routine (“
Elizaberri”), non modifica la sensazione di un lavoro interessante e di una band che merita di essere seguita nei suoi progressi.
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