Gli
Arca Hadian, con il loro album d'esordio, vanno a sfrugugliare le sonorità di quella generazione di gruppi, trai quali i primi Secret Sphere, Arthemis e Highlord, gli Heimdall, Thy Majestie o Derdian, ovviamente oltre ai seminali Rhapsody, che hanno tratteggiato l'Italian Symphonic Power Metal.
Pur essendo di recentissimi natali, tra le fila degli
Arca Hadian ritroviamo musicisti già incrociati in passato, come il cantante
Carlo Faraci, che aveva cantato su "Tears in Floods" degli Odyssea,
Patrizio Clerici bassista dei dispersi Death or Glory, il batterista dei Sadist
Alessio Spallarossa, cui si vanno ad affiancare il chitarrista
Federico Di Pane e
Claudio Ruggieri alle tastiere.
Una formazione eterogenea quindi, per esperienze e percorsi musicali, e probabilmente questo li aiuta ad affrontare con un po' di personalità un genere oltremodo inflazionato, che viene comunque sviscerato in tutti i suoi aspetti, aperture sinfoniche, passaggi melodici e altri più arrembanti, fughe di chitarra e tappeti di tastiere, pure una voce femminile (l'ospite
Anna Di Terlizzi) che talvolta si affianca all'ottimo
Faraci.
Forse concedono un po' troppo alla melodia, nel mid-tempo "
Killing Dreams", poi su "
Remembering the Savage Fury" e ovviamente nelle più canoniche ballad "
Future in My Mind" e "
Dreamer’s Ride", tuttavia i liguri sanno anche graffiare, e lo fanno bene, con le briose "
Waiting for the Light", "
Lord of Sacrifice" e soprattutto nella stupenda e sfaccettata titletrack. Da parte sua il guitarwork, come è evidente ad esempio tra le pieghe di "
Resistance", "
Words to You" o "
A New Beginning", lascia volentieri intravedere le proprie sfumature neoclassiche, influenza che viene infine legittimata dal rifacimento di "
Rising Force" (già, proprio l'opener di "Odyssey"), ultimo dei brani in scaletta.
Se nello scorrere i nomi citati in apertura, foste presi da un improbabile attacco di esterofilia, non vedrei particolari controindicazioni nell'associare gli Arca Hadian a vari Royal Hunt, Masterplan, Avantasia e Cain’s Offering.
Ma al di là di qualunque possibile accostamento, "
The Prophecy" è un più che discreto album d'esordio, ben suonato, ottimamente cantato e con una bella resa sonora.
Spero sia anche il primo di una lunga serie.
I was born to
reviewHear me while I
write... none shall hear a lie
Report and
interview are taken by the will
By divine right hail and
write
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?