Due anni fa successe un mezzo miracolo, i
Black Sabbath e
Ozzy Osbourne pubblicarono il primo album in studio di nuovo insieme, l’ottimo “
13”, a ben 35 anni dalla loro separazione ufficiale. Un album che ha pienamente convinto e che ci ha riconsegnato una delle band più seminali della storia dell’hard rock in pienissima forma, ispirata e al passo coi tempi.
Da allora le chiacchiere si sono susseguite, sulla possibilità di pubblicare un ultimo album in studio, sull’ultimo tour dal vivo. Per quanto mi riguarda, come ho già scritto durante la
recensione di “
13”, appunto, avevo trovato toccante, quasi commovente, il modo in cui il disco si chiudeva, al termine di “
Dear father”, e cioè con gli stessi tuoni e le stesse campane che aprirono “
Black Sabbath” nel 1970. Roba da pelle d’oca…
Quando poi mi è capitato di ascoltare la versione estesa dell’album, contenente delle bonus track, questa magia è scomparsa, in quanto le tracce aggiunte, pur se di qualità, andavano, appunto, a rovinare la chiusura del cerchio. Beh, la stessa identica impressione l’ho avuta ascoltando questo nuovo EP, intitolato semplicemente “
The end” e che per il momento non sarà messo in vendita ma sarà disponibile soltanto durante gli show del tour di addio. Mi sono chiesto: perché tutto ciò? Qual è il senso di raschiare il barile e pubblicare quattro tracce sicuramente evitabili?
Si tratta di outtakes delle session di registrazione di “
13”, e se non sono state inserite nell’album vi assicuro che un motivo ci sarà, calcolando, inoltre che sono state addirittura messe in secondo piano rispetto alle già citate bonus track della deluxe edition. Chiariamo, non sono brutti brani, ma è evidente che non ci troviamo al top come è successo invece per le tracce di “
13”, si percepisce che sono brani che se mai fossero finiti su un album ufficiale avrebbero necessitato di ulteriori arrangiamenti e perfezionamenti.
Delle quattro salverei la sola “
Take me home”, più ispirata e variegata. Le altre tre, ripeto, non sono brutte, ma non sono neanche epocali. Un velo pietoso, invece, stenderei sulle quattro tracce live presenti, registrate in Australia, Nuova Zelanda e Canada. Beh, i più vecchiotti di voi sicuramente ricorderanno i famosi bootleg che circolavano negli anni ’80 su tape o vhs… Ecco, la qualità audio è paragonabile proprio a quelle registrazioni, con la differenza che lì si trattava di prodotti amatoriali ‘rubati’ durante gli show, qui invece il tutto è stato pubblicato su una release ufficiale.
In definitiva, per quanto mi riguarda dopo lo splendido “
13” potevano evitare di incrinare così la loro fuoriuscita dalla scena musicale. Fermarsi alle famose campane e ai famosi tuoni avrebbe reso il tutto più magico e mistico, consacrandoli definitivamente nell’Olimpo del metal.