E adesso come ve lo racconto questo album senza sembrare prevenuto, superficiale o esagerato? Mah, facciamo come sempre: breve inquadramento poi via, diretto e sincero.
"King", il nuovo lavoro dei
Fleshgod Apocalypse, è un disco indecente.
Un album terribilmente brutto, esagerato, fine a sé stesso, autocelebrativo, pretenzioso. Potrei andare avanti per una pagina intera prendendo a male parole questa uscita discografica tanto attesa ma è anche giusto raccontare il perché di questo sorprendente cocktail di sensazioni negative.
Ora vi spiego.
Sono affezionato ai
Fleshgod di qualche anno fa, quelli del bellissimo
"Oracle" e dell'Ep
"Mafia", ho amato quella band in cui scorreva il death metal più d'impatto, tecnico, cattivo, quella formazione che sapeva proporre musica con maestria andando a inserire leggeri synth in certe parti per sottolineare alcuni passaggi più atmosferici. Voglia di picchiare, con intelligenza, competenza ed un pizzico di originalità.
Questi tempi sono andati e nel gruppo qualcosa ha cominciato a cambiare, una nuova via si è insinuata.
"Agony" ha rappresentato il primo cambio di rotta dei
FA, una direzione diversa in cui la parte sinfonica è passata dall'essere un contorno per colorare il suono ad elemento fondamentale, ancora integrata in maniera non perfetta con la vena più cattiva dei Nostri. Sicuramente l'ingresso in formazione di
Francesco Ferrini in qualità di tastierista ed arrangiatore orchestrale ha avuto il suo bel peso, senza parlare del contratto con
Nuclear Blast ma, appunto, non parliamone. Col successivo
"Labyrinth" la band ha poi perfezionato l'unione delle due anime del proprio suono dando alla luce un disco symphonic-death metal abbastanza equilibrato che, seppur distante dalle sonorità degli esordi, perfezionava quella direzione sinfonica che il gruppo tanto inseguiva.
Sul nuovo
"King" la cosa è sfuggita di mano, la bussola si è persa e i
Fleshgod Apocalypse sono diventati vittime di loro stessi. Questo voler inserire a tutti i costi musica classica, orchestre, cori, non ha portato a nulla se non alla saturazione totale. Dai brani non riesce ad uscire nulla di sostanzioso: solo aria fritta. Ci sono alcuni riff di chitarra cattivi e ben fatti ma vengono presto abbassati di volume e doppiati dalle orchestrazioni, mentre una batteria quasi continuamente sparata fa da tappeto. Nei momenti -rari- in cui calano le orchestrazioni ci sono dei buchi clamorosi nel suono, con il growl e la batteria che non vengono sostenuti, e tu pensi: "Ma è un errore nel mixing?", "Può
Jens Bogren aver toppato?". Forse sì, ma è anche mancanza di costruzione. Questo sovraffollamento di tracce, questi infiniti abbellimenti portano le composizioni ad essere fatte di sola fuffa, senza struttura e soprattutto senza contenuto. Sono rari i casi in cui viene abbozzato un leggero motivo melodico (e pensare che hanno un'orchestra a disposizione), subito soppiantato dal continuo trivellare della doppia cassa e dalle chitarre in perenne palm muting. Le canzoni si appiattiscono totalmente e sembrano tutte uguali; anche il ricorrere all'inserimento sistematico della voce pulita di
Paolo Rossi, sempre usata nello stesso modo, sempre nella stessa tonalità altissima, non aiuta.
Insomma, sentire discreti riff di chitarra tenuti sepolti, privati della loro forza per cercare di bilanciare -senza riuscirci- l'apporto sinfonico che DEVE esserci... è inspiegabile. Tutto questo fa rabbia perché alcuni pezzi come
"Mithra" oppure
"A Million Deaths" sarebbero discreti e piacevoli se privati di tutta l'inutilità che li circonda. Qualcuno potrebbe obiettare che, dopotutto, si tratta di un concept album e le liriche vanno ambientate, le canzoni adattate alla proposta, ecc... Beh, se una storia viene raccontata in un modo così caotico, bombastico, ridondante può essere la più grande storia ma chi ha voglia di sentirla? Si salva giusto
"Cold As Perfection", più cadenzata, malinconica, con un accenno di direzione e che ricorda qualcosa dei Crematory. Per fare un raffronto con altri gruppi, gli Ex-Deo stanno su un altro pianeta, i Septicflesh su un'altra galassia.
Sicuramente la band ha cercato di fare le cose nel miglior modo possibile, pensando attentamente ad ogni passaggio, ad ogni sfumatura... forse troppo. Davvero, questa è una bocciatura senza appello che spero possa servire al gruppo per rialzare la testa e cercare di capire dove dirigersi prossimamente.
p.s. Stupendo l'artwork di
Eliran Kantor, unica cosa da ricordare di questo disco.