Quello che sarebbe potuto essere il nuovo lavoro dei
Rotting Christ lo avevo immaginato ascoltando i brani rilasciati in anteprima.
Adesso, dopo aver ascoltato ripetutamente
"Rituals", quarto lavoro ad uscire per la
Season of Mist e quindicesimo nella lunga carriera dei greci, ho avuto la conferma che il senso ultimo di questo album sta proprio nel suo titolo.
I dieci brani che lo compongono, infatti, non sono semplici canzoni, o meglio, non vanno interpretate come tali quanto piuttosto come veri e propri rituali che gli ateniesi officiano in onore delle proprie divinità e nel rispetto della loro tradizione.
In questa occasione
Sakis Tolis, la mente unica dei
Rotting Christ, si è concentrato, essenzialmente, su un aspetto della sua musica: le voci, i cori, i baccanali ed in generale gli intrecci vocali sono gli assoluti protagonisti di
"Rituals".
Certo, c'è il black metal, c'è il death, c'è il doom (molto in questro caso), ma sono la maestosità, l'epicità e l'oscurità delle soluzioni vocali a dominare la scena in lungo ed in largo.
Sakis, addirittura, rinuncia spesso a cantare.
Al posto della sua voce ascoltiamo i cori oppure le voci dei numerosi ospiti, sia maschili che femminili, presenti nell'album.
Quello che viene fuori è una manciata di brani stentorei, certamente autoreferenziali dal momento che dischi come
"Aealo" o
"Theogonia" sono ampiamente saccheggiati, oscuri e letteralmente impressionanti come le meravigliose
"Les litanies de satan (les fleurs du mal)", cantata da un inquietante Michael "Vorph" Locher dei Samael,
"For a voice like thunder", che vede la partecipazione di Nick Holmes dei Paradise Lost, o
"Konx om pax", vero e proprio inno da battaglia, sono li a testimoniare con evidente forza evocativa insieme a tutte le altre canzoni, pardon, invocazioni.
Sottolineato che sarà impresa ardua per il gruppo riproporre dal vivo un album del genere, considerata la sua complessità à la Therion, va detto che ancora una volta siamo al cospetto di un lavoro di classe cristallina e, soprattutto, con pochi paragoni nell'ambito estremo perchè come i
Rotting Christ, con la loro intensità, il loro mix di imponenza e brutalità, il loro farti essere spettatore affascinato di fronte alle Termopili, ci sono solo i
Rotting Christ e nessun altro.
Sakis Tolis ha di certo guardato al suo passato (recente), come ricordavo più in alto, si è ripetuto, ma ci ha riconsegnato l'ennesimo gioiello di un gruppo che non accenna a voler scendere dal suo trono oscuro.
Signori e sovrani.