Ero partito con tutte le buone intenzioni quando ho iniziato ad ascoltare gli
Haniwa per scrivere la recensione… Il nome esotico (indica delle statue di terracotta fabbricate in Giappone tra il III e il VI secolo a scopo funerario. O, per i più nerd di voi, i guerrieri nemici di
Jeeg Robot!), il sitar posto in apertura di “
Suffer”. E invece sono rimasto amaramente deluso dalla proposta del trio fiorentino.
Il loro metal modernissimo non colpisce nel segno. È come un culturista che mostra in continuazione i suoi muscoli: riffoni pesanti, voce incazzata, ma niente che possa realmente colpire l’ascoltatore. “
EP Our” è abbastanza anonimo, solo qualche melodia qua e là riesce a restarti per più di 5 secondi in testa, vedi il refrain di “
Tomorrow”. Per il resto si tratta di un pastone abbastanza informe che poco lascerà a chi avrà la voglia di arrivare fino in fondo all’ascolto.
Si percepisce lo scopo dei nostri, e cioè cercare di comporre qualcosa di nuovo, di diverso, e questo è apprezzabile. Il risultato un po’ meno. Sorvolando sulla produzione non proprio cristallina (la distorsione della chitarra è abbastanza discutibile, la batteria esce troppo e la voce troppo poco, ma queste potrebbero anche essere state scelte precise, non so…), secondo me c’è ancora da crescere proprio a livello compositivo. Se gli assoli di chitarra, ad esempio, risultano ben congeniati ed eseguiti (anche se troppo fuori rispetto al muro sonoro dei nostri), non altrettanto posso dire dei riff, troppo monotoni e ripetitivi, e della voce, che a parte qualche episodio già segnalato, segue melodie non particolarmente entusiasmanti, per non dire proprio noiose.
Che dire, si capisce appieno che la voglia di fare del trio è tanta, e anche le capacità ci sono, visto anche che ognuno di loro tre proviene da precedenti esperienze musicali, però allo stesso modo si capisce che di via da percorrere ce n’è ancora tanta. Diciamo che siamo sulla buona strada, le basi sono state poste. Ora tocca tornare in sala prove, e ripartire da questi cinque brani, smembrarli, tenere quanto di buono proposto (la già citata “
Tomorrow” e “
Think this”) e sostituire il resto con materiale più maturo. La sufficienza è d'incoraggiamento...
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