“Per me la musica è una cosa importante”. Ecco cosa solitamente rispondo a chi mi propone un disco/concerto di una band ritenuta interessante che in realtà si nasconde dietro alla sempreverde etichetta “post/alternative-rock” per giustificare la propria pochezza di mezzi e di capacità. Premetto che, secondo il sottoscritto, la musica dovrebbe essere fatta, quantomeno, da chi “sa suonare” (sul concetto di “saper suonare” si potrebbe aprire un mondo, ma non è questa la sede, basti dire che a mio avviso non è esclusivamente legato agli aspetti tecnici o di studio). Faccio un parallelo: nella malaugurata ipotesi che doveste subire un’operazione (lungi da me l’augurarvelo) preferireste essere “tagliati e cuciti” da qualcuno che qualche volta nella vita l’ha fatto o da uno che lo fa per la prima volta? Per me in musica vale lo stesso ragionamento, per cui lasciamola a chi ha qualcosa da dire, a prescindere che piaccia o meno. Gli americani
Aniqatia hanno poche idee, confuse, mal suonate e mal cantate (ma, diciamolo, discretamente prodotte). I 23 minuti che compongono
“Luminous” sono evitabilissimi, più adatti a certi nostalgici del grunge meno meritevole o della new wave più oscura che a dei metallari in cerca di stimoli. Ci sono tanti modi di “cantare la depressione”, ma questo non mi sembra tra i più opportuni:
“per me la musica è una cosa importante”.
Non è ancora stata scritta un'opinione per quest'album! Vuoi essere il primo?
Non è ancora stato scritto nessun commento per quest'album! Vuoi essere il primo?