Che negli ultimi anni la Grecia abbia sfornato un numero sempre maggiore di realtà da tenere d’occhio (Sunburst e InnerWish per citarne un paio) è fuori discussione. Parimenti fuori discussione è il fatto che i
POEM, nonostante i ripetuti ascolti, mi abbiano messo in seria difficoltà sia come “critico” (che brutta parola) che come semplice fruitore di musica. Nel 2009 il loro esordio
“The Great Secret Show” era stato accolto molto positivamente da pubblico e critica (Metal Hammer Grecia, l’aveva inserito tra i 10 dischi metal più importanti mai partoriti nelle terre di Omero), tanto da rendere abbastanza snervanti questi sei (!) anni d’attesa per avere tra le mani il seguito.
“Skein Syndrome” è un caleidoscopio di influenze che spaziano dal prog (quello più recente dei Textures) all’alternative (certe soluzioni di scuola Tool), dal metal tradizionale (almeno nelle parti meno intricate) alla musica mainstream (una punta di System Of A Down e Slipknot nelle linee vocali), in un equilibrio davvero invidiabile che però, lo ammetto, mi ha lasciato non pochi pensieri. Il disco non è prolisso come spesso capita nella galassie progressive (appena 47 minuti di durata) ma a ogni ascolto mi dava l’impressione di non finire mai. E sottolineo la parola “impressione”. Eppure proprio mentre ero sul punto di fermare la riproduzione, non per “noia” ma per provare a capire meglio quello che stavo ascoltando, per qualche strano e inconscio motivo il mio dito pronto a premere “STOP” rimaneva al suo posto. Al colmo della perversione, nonostante tutte le premesse di cui sopra, regolarmente mi tornava la voglia di ascoltarlo. Non citerò nemmeno una canzone, spero solo di avervi messo un po’ di curiosità e di avervi fatto venire voglia di avvicinarvi a questa band. Per quanto mi riguarda sono sicuro che, anche se non so quando e non so perché, io sentirò il bisogno di ascoltare questo CD un’altra volta…
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