Raccolto il testimone da gruppi come Running Wild, Tyrant (quelli di "Mean Machine"), S.D.I. o Grave Digger, i
Thunder Lord, hanno già messo in cascina una discreta manciata di uscite, infatti, non sono dei novellini visto che si sono formati nel 2002 a Santiago, ovviamente in Germania... ehm.. invece no... Santiago si trova da tutt'altra parte: in Cile.
Beh, questo non toglie che "
Prophecies of Doom" sia un album dall'innegabile imprinting teutonico, con i gruppi citati in apertura come plausibile termine di confronto, cui aggiungerei i canadesi Exciter e i britannici Atomkraft.
Tre quarti d'ora di Speed & Heavy Metal caratterizzate dalla voce roca di
Esteban Peñailillo, il quale (ricordando talvolta Reinhard Kruse dei già citati S.D.I.) ben poco concede alla melodia ma anche alla varietà espressiva, a differenza delle chitarre di
Diego Muñoz e dello stesso
Peñailillo, che osano qualcosina in più. Questo non aiuta le canzoni a distinguersi e a emergere dall'ascolto del disco, e quando lo fanno è solo perché si incappa in un palese richiamo a passaggi e soluzioni che sanno di già sentito.
Tra i tanti brani che tendono più che altro a correre all'impazzata (su tutte la thrashy "
Useless Violence"), con qualcosa di un po' diverso che si può cogliere con "
Condemned to Death", che pur robusta spinge meno sull'acceleratore, e nel passo marziale ed epico della conclusiva "
Metal Thunder".
Detto che anche la stessa resa sonora non è certo un punto a favore di "
Prophecies of Doom", non resta che concludere sottolineando come il risultato finale non sia certo entusiasmante.
I was born to
reviewHear me while I
write... none shall hear a lie
Report and
interview are taken by the will
By divine right hail and
write
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