Copertina 7

Info

Genere:Punk
Anno di uscita:2005
Durata:33 min.
Etichetta:Hellcat
Distribuzione:Audioglobe

Tracklist

  1. ON THE OTHER SIDE
  2. SCREAM OUT
  3. THE END IS NEAR
  4. WEAPONS OF MASS DECEPTION
  5. YOU CAN NEVER GO HOME
  6. DEAD WEIGHT FALLS
  7. FORCE FED
  8. SOCIAL DAMAGE
  9. WASTE OF TIME
  10. HIT AND RUN
  11. WE ARE ALL THAT WE HAVE
  12. FLAMES HAVE DESTROYED
  13. FINAL EXECUTION (ARMAGEDDON)
  14. PAINT IT BLACK

Line up

  • Scott: guitars
  • Tripp: bass, vocals
  • Mark: lead vocals
  • Pat Melzard: drums

Voto medio utenti

Punkettoni americani (da Boston) che con il loro quinto album, "State of Discontent", approdano alla Hellcat Records.
Il sound dei The Unseen, com'era logico aspettarsi, punta parecchio sull'impatto e su testi semplici ma "impegnati" in un contesto socio-politico, come sottolinea il classico "One, two, three... " che apre un'aggressiva e corrosiva "Weapons Of Mass Deception". Ma sopratutto i The Unseen lasciano grandi spazi di manovra alle chitarre, un aspetto, questo, che me li fa apprezzare ancor di più.
Tra i gruppi cui si può fare riferimento, troviamo sicuramente gli Anti-Flag, i G.B.H. ed i Bad Religion (beh... Brett Gurewitz si è occupato di gran parte del mixaggio, mentre la produzione è andata a Ken Casey dei Dropkick Murphys). I The Unseen mi ricordano non poco anche gli Spermbirds, una punk band tedesca fronteggiata dal vocalist americano Lee Hollis. Infatti, l'opener "On The Other Side" o "Waste of Time" avrebbero fatto la loro "sporca figura" su "Something To Prove", così come la conclusiva cover di "Paint It Black" (uno dei capolavori della coppia Jagger/Richards), dove alla voce incontriamo Dicky Barret dei The Mighty Mighty Bosstones. Un altro cantante che trova ospitalità sul disco è Lars Frederiksen, dei Rancid, alle prese di "We Are All That We Have". Eppure, come ho detto in apertura, non sono le parti vocali, per quanto sempre all'altezza, a caratterizzare "State of Discontent" ma la chitarra (vedi "Scream Out", "Dead Weight Falls" o "Social Damage") di Scott, anche uno dei principali songwriters del gruppo.
Il basso e la batteria in ogni caso danno sostanza a 14 brani rabbiosi ma facili all'ascolto, e per questo, "State of Discontent" è un album solido ed allo stesso tempo consigliabile anche ai meno avvezzi a queste sonorità.
Recensione a cura di Sergio 'Ermo' Rapetti

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