Repetita iuvant, lo dicevano i latini e dopo di loro un sacco di altra gente, e anche se non amo molto le frasi fatte e le massime “semaforiche”, per una volta mi sento di appropriarmi di questa consunta locuzione per commentare la “
Deluxe edition” di “
Armageddonize”, ultimo albo in studio degli
Eclipse.
Si tratta, infatti, di un’occasione irrinunciabile per ribadire con risolutezza il valore pressoché assoluto di un gruppo incredibile, uno dei pochi che, nel terzo millennio, può essere definito veramente carismatico (e in qualche modo “seminale” …) in un genere rigoroso come l’
hard n’ heavy melodico, pieno di pregevoli interpreti i quali tuttavia, ammettiamolo, molte volte si dimostrano fin troppo devoti nei confronti degli immortali mostri sacri del settore.
Animati da una cultura enorme e da un innato gusto espressivo, gli svedesi sono autentici campioni di tecnica e ispirazione e rappresentano un magistrale elemento di continuità al lavoro svolto prima di loro da colossi come Europe, TNT, Dio, Whitesnake e Dokken, riuscendo, e non è un’iperbole, a non sfigurare al fianco di cotanti monumenti.
Erik Martensson e
Magnus Henriksson, innanzi tutto, abilmente supportati nell’impresa da un solido motore ritmico (che oggi può contare sul nuovo batterista
Philip Crusner), sono diventati, grazie ad inequivocabili dimostrazioni di “forza & sensibilità”, autentici
leaders nelle complicatissime (e un po’
snob …) gerarchie della scena melodica internazionale e non credo che neanche il più esigente e pedante degli
chic-rockers possa ricusare questo comprovato assioma.
Ciò detto, seppure non sia un patito delle versioni “lussuose” delle incisioni discografiche, ritenendole spesso una scintillante attrazione solo per le abbienti e ansiose “falene” del “completismo” collezionistico, devo ammettere che l’aggiunta al programma originale di “
Runaways” (brano con cui i nostri hanno partecipato al
Melodifestivalen), di “
Come hell or high water” e “
Into the fire” (frizzanti
bonus tracks disponibili in precedenza solo nel raro
maxi-single “
Bleed and scream”, tra barlumi di Scorpions, nella prima, e Thin Lizzy ipervitaminizzati, nella seconda), di un’intrigante selezione di pezzi dal vivo (“
Wake me up” è devastante …) e di tre gradevoli frammenti acustici, rende il
Cd assai appetibile anche per chi possiede la sua edizione “normale” e generalmente non soffre di disturbi da accaparramento compulsivo.
Uno dei
must-have del 2015 che “rischia” di diventare un
best-seller anche nei consuntivi di vendita del 2016 … un unico piccolo appunto … già che ci si trovava, non si poteva fare qualcosa per migliorare un
artwork non esattamente attanagliante?
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