Copertina 6,5

Info

Anno di uscita:2016
Durata:34 min.
Etichetta:Hells Headbangers Records

Tracklist

  1. BRIDGEBURNER
  2. WHORES OF REDEMPTION
  3. CULT OF THE EMPTY GRAVE
  4. ABSOLUTE METAL
  5. SUPREME GIFT
  6. BONE KNIFE
  7. REMORSELESS FURY

Line up

  • Borys Crossburn: vocals, guitar
  • D.D. Prowler: bass
  • Lore: drums

Voto medio utenti

Se cercassi una maniera sbrigativa per concludere questa recensione mi basterebbe invitarvi a leggere quest’altra. Certo sarebbe molto poco professionale, ma altrettanto utile, visto che, in buona sostanza, nulla è cambiato da "Faith extinguisher" a questo nuovo "Cult of the empty grave".

Non è solo la proposta del trio fiorentino ad essere rimasta immutata, e questo non è certo un male, anzi, ma, purtroppo, anche tutti i lati negativi che avevo già sottolineato nella precedente recensione. I brani continuano ad essere sette, la durata dell’album resta esigua, ma come già detto questi non sono affatto difetti, anzi, riescono a rendere l’album fruibile e non tedioso. Un genere come quello proposto dai nostri può e deve basare tutto sull’immediatezza, quindi ok così. Quello che non va, anche se per dovere di cronaca devo dire che qualcosa si sta muovendo, molto lentamente, è che i brani continuano ad essere poco incisivi, un po’ incolore. Se teniamo conto che stiamo parlando di un genere dove a farla da padrona non è certo la tecnica esecutiva, né tanto meno lo sono i virtuosismi, dovrebbero essere l’attitudine, la violenza, l’impatto a dominare. Purtroppo i brani non colpiscono, anche se qualche accelerazione qua e là finalmente riesce a far smuovere un po’ il piedino.

Se si tirano in ballo nomi come quello di Tom G. Warrior come fonte di ispirazione non basta una croce capovolta nella foto promozionale o qualche testo pseudo satanico per rimandare alle grandi cose fatte da Hellhammer e Celtic Frost, n’è tantomeno un rifframa scarno o nick name dal sapore eighties. Mancano quelle melodie nere come la pece, manca la malignità vera, quella palpabile, manca un pizzico di originalità in più (troppi e troppo evidenti sono i richiami a riff già sentiti), e alla fine dell’ascolto ti resta poco e niente dell’album. Ripeto, qualche passo avanti rispetto al precedente lavoro è stato sicuramente fatto, ma c’è ancora molto da migliorare se si vuole aspirare al trono della scena retro thrash italiana.
Recensione a cura di Roberto Alfieri

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