Vi sono momenti, instanti, anche solo attimi, nei quali vieni colpito da qualcosa che attira la tua attenzione, che ti rende consapevole di essere di fronte ad un’originalità, ad un particolare, a un che di diverso. Un qualcosa degno di essere avvicinato, osservato, studiato meglio e compreso nel suo insieme.
Nella musica questa sensazione può essere causata semplicemente da un riff, da un timbro di voce, da un stacco, da un cambio di tempo, o anche solo da un suono, dalla sua corposità o dalla sua composizione.
Appunto ed esattamente questo ultimo ha attirato la mia attenzione ascoltando il debut album di questa banda del nord-ovest d’Italia. Quattro membri tutti avvezzi alla ricerca della creazione musicale e con alle spalle ormai decenni di gavetta fatta di serata live in bar semivuoti, contest provinciali, per arrivare a cambi di line-up recenti ed alla produzione, sorprendente per la qualità, di questo disco.
Fin dall’inizio con “
Luce” l’orecchio capta tramite il riff azzeccato e l’assolo stile esercizio alla Castellano l’innegabile livello che però fa letteralmente a pugni con la voce, con le linee vocali e soprattutto con la lingua scelta per i testi. Peccato perché la voce, un misto fra Sangiorgi e Renga, seppur non spiccando fa il suo lavoro egregiamente ma sminuisce ed appiattisce letteralmente quello che potrebbe essere una proposta interessantissima.
Tuttavia, il pezzo risulta essere l’emblema del disco e cristallizza la struttura di uno schema che si ripete in quasi tutti i pezzi. Il mantra sembra essere quello di chi ha avuto l’idea e l’ispirazione ma inspiegabilmente non la realizza avendone comunque la possibilità e le capacità.
Infatti nella seguente “
Cosa Mi Resta”, con un inizio alla Faith No More e con spunti molto suggestivi, il pezzo finisce per essere seppellito dalla influenze Litfiba e Timoria che si sentono tutte, troppo, soprattutto nelle linee vocali del ritornello.
Per non parlare di “
Giorni” che dopo un inizio ganzissimo, veloce e tirato alla Symphony X, sfocia dopo il primo minuto in un dubbioso giro melodico invece di propendere ed aumentare il giro ben impostato con il refrain. La scelta poi dell’effetto megafono non convince soprattutto se la voce non ha spessore o aggressività sufficiente, come nel caso in questione.
Anche in “
Collezione D’Anime”, tipico stacco mediano di semi-ballad in puro stile rockeggiante e con pseudo rappeggiante chorus coadiuvato dalla seconda voce, quando nel finale sembra subentrare qualcosa di ancora più possente, invece di evolversi si ferma e ritorna a sonorità decisamente più orecchiabili ma meno intense.
Solo nella title track si mantiene un livello costante senza la sensazione di aver avuto un abbaglio o miraggio uditivo. Inizia bene con un riff di basso e lentamente gli altri strumenti si amalgamano con effetti a tratti quasi psichedelici. Scorre piacevolmente nonostante il tempo semi-lento e con un assolo di chitarra coerente e moderato che prosegue sapientemente sovrapponendosi alla voce. Il finale risulta un pelino repentino ma dopo 4 minuti evita che il brano si trascini e diventi ripetitivo.
Dopo questa parentesi si ritorna, con “
Ora”, al solito riff abbastanza abusato e piacevole che precede un refrain molto radiofonico, ma la lunghezza ed il ritmo del pezzo causano un rallentamento eccessivamente nell’ascolto dell’album.
Tuttavia, la banda ha le qualità ed anche le conoscenze tecniche per variare e spaziare in “
Ricordi” creando non solo giri e stacchi coordinati e melodici, ma anche forme alternative di espressioni e utilizzando influenze da generi differenti.
Il finale è sapientemente lasciato a “
Sono” che, senza discostarsi dall’ormai costante sentore di altalenamento, accoppia nuovamente un riff con suoni che rendono molto bene e spingono il pezzo, coadiuvati questa volta dalla tastiera che, seppur timidamente, apporta un riempimento ricercato.
Che dire? Sperando che il bocciolo possa presto far nascere una farfalle dai mille colori e che il diamante grezzo si affini, non possiamo far altro che sperare in un nuovo lavoro, magari più libero da influenze passate e che esprima il meglio che questo gruppo può e deve dare al panorama musicale nostrano.
A cura di Pasinato Giovanni