Ho sempre un po’ di paura quando affronto un album come il quipresente “
Rise of the Wise” degli
Wisdom. E’ paura preconcetta, me ne rendo conto. E’ che quando leggo nomi così, quando vedo copertine così, ho sempre la decisa impressione di trovarmi davanti a qualcosa di trito e ritrito, ascoltato già milioni di volte nel corso degli ultimi 30 anni.
E infatti..
Gli Wisdom, band ungherese che con “Rise of the Wise” raggiunge il traguardo del quarto studio album, non fa nulla per smentire il mio sesto senso. Power metal figlio illegittimo del power teutonico e della NWOBHM, coacervo di cliché e soluzioni ormai consumate dal tempo.
Un po’ di Gamma Ray qua, un filo di Iron Maiden là (soprattutto nella voce del buon Gabor Nagy), una spolverata di Helloween e Judas Priest..aggiungiamoci qualche soluzione al limite dei Rhapsody e abbiamo ottenuto il perfetto album fotocopia della fotocopia della fotocopia della fotocopia.
E dire che la partenza è ottima con “
Over the Wall”, un brano assolutamente poco originale ma decisamente incisivo e d’impatto, con un bel ritornello pomposo e viscoso, di quelli che s’attaccano alle pareti del cervello. Il resto però è qualcosa che di epico e power ha solo il piattume, fatta eccezione per un’interessante “
Hunting the Night” e poco più, come la centrale “
Hero”, questa sì epica per i giusti motivi e non per noia imperante.
“
Rise of the Wise” è quindi un album decisamente insufficiente, penalizzato non tanto dalla qualità dei brani quanto da una banalità e da un vuoto cosmico a livello di carisma e originalità.
Wisdom decisamente rimandati a qualcosa di più personale..per l'ennesima volta.
Quoth the Raven, Nevermore..
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