Vengono dall'Inghilterra questi Serpents Kiss, e la cosa è già di per sè strana, se si considera come la scena di questo paese non sia più ormai molto fiorente. Il fatto è ancora più sorprendente se si considera il genere proposto da questi ragazzi, vale a dire un power metal melodico di pura scuola nordica (non diciamo più tedesca, il fronte geografico si è alquanto allargato in questi ultimi tempi).
Che dei figli di Albione abbiano deciso di lanciarsi in questa proposta musicale non può che fare ben sperare per il futuro di una nazione che vede ancora negli Iron Maiden e nei Judas Priest i suoi numi tutelari (non che sia un male, intendiamoci!).
Sfortunatamente però, non sembra proprio che i Serpents Kiss siano ancora in grado di porsi alla guida di un movimento di rinascita del metallo inglese: questo loro debutto autoprodotto ci presenta una band giovane ed onesta, con tanta voglia di fare, con una più che discreta padronanza dei propri strumenti, ma non ancora sufficientemente matura dal punto di vista del songwriting.
Le due female vocals che si intrecciano più volte nell'arco dei brani, una più bassa e aggressiva, l'altra più tipicamente lirica, non possono che far pensare ai Nightwish, agli Epica, e a tutte quelle bands che tanto in voga sembrano essere di questi tempi, ma il riffing rimane più legato al power metal, e ricorda talora gli stessi Iron Maiden (cosa direi inevitabile).
In generale comunque, la proposta dei nostri sembra ancora alquanto confusa, e non sempre si capisce dove vogliano andare a parare, tra parti speed, gothic e altre che giocano la carta del sinfonico, pur senza riuscire ad entusiasmare a dovere. La prova delle due cantanti poi è tutt'altro che eccezionale, e non riesce a donare ai pezzi quel briciolo di convinzione in più che certo non guasterebbe. Non fraintendetemi, alcuni episodi buoni all'interno di questo lavoro ci sono: sto parlando soprattutto della veloce "Coils of the serpent", un bel brano heavy metal riuscito in ogni sua parte, l'epica "Victory", che ci conduce invece su terreni più consoni a Gamma Ray e Freedom Call, e la lunga "Winter's eve", che tra parti acustiche e sinfoniche mostra qualcosa di interessante, nonostante appaia un po' confusa nella struttura.
In conclusione, i Serpents Kiss non sono certo da buttare, ma appaiono ancora troppo privi di una vera e propria personalità, perché possano essere considerati a dovere. Attendiamo il prossimo lavoro (e magari un cambio di cantante!) per un giudizio più positivo.
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